"Fico" ma non fichissimo Nasce la città del cibo dal gusto un po' insipido

Presentata l'ultima creatura di mister Eataly. È il parco agroalimentare più grande al mondo

"Fico" ma non fichissimo Nasce la città del cibo dal gusto un po' insipido

Fico ma non Fichissimo. Abbiamo visitato ieri la Fabbrica Italiana Contadina (Fico, appunto), la nuova creatura di Oscar Farinetti, quello di Eataly, che aprirà tra cinque giorni e sarà il parco agroalimentare più grande del mondo. Un posto che ha fatto già incazzare i Francesi, i quali stanno costruendo la «Citadelle gastronomique» mondiale a Lione, che sarà seconda sia per tempistica (a questo punto certo) sia per superfici (vedremo).

È cosa buona e giusta? Beh, alla fine come in una barzelletta sporca in questo posto a pochi chilometri da Bologna, nella sterminata area dell'ex centro agroalimentare, contano soprattutto le dimensioni. Fico è centomila metri quadri di fabbriche alimentari, ristoranti, campi, stalle, spazi didattici e convegnistici, poche idee e un'ambizione: diventare la Disneyland mondiale della pappa. Una frase che nelle fasi di avvicinamento all'apertura di Fico è diventata un hashtag giornalistico e che però ieri lo stesso Farinetti ha sdoganato nella conferenza affollata come l'Angelus a San Pietro ma assai più liturgica. A Oscar il rosso non dispiace mica l'accostamento con il parco a tema di Orlando («roba che uno nemmeno sapeva dove fosse sulla carta geografica e ora ci vanno 56 milioni di persone l'anno»), e pazienza se Paperone e Topolino diventano Peperone e Tortellino. Per ora a evocare il parco divertimenti c'è la mappa in stile Gardaland e l'idea delle sei giostre dedicate al fuoco, alla terra, al mare, agli animali, alle bevande e al futuro, che evocano divertimento e batticuore ma sono coinvolgenti come la Gazzetta Ufficiale slovacca. Ah, nella conferenza Farinetti non ha lasciato spazio alle domande, forse per evitare che qualcuno gli chiedesse conto della presenza di un inceneritore in funzione a un chilometro di distanza, che proprio una mano santa non sarà per gli ortaggi coltivati e per gli animali allevati in loco. «Sarei un delinquente ad aprire se c'è un inceneritore che fa male alla salute», disse tempo fa Farinetti. L'inceneritore è lì che fuma i rifiuti tossici, Fico apre e di delinquenti in giro non se ne vedono, anche perché l'inceneritore appartiene di fatto al Comune, che è anche proprietario degli spazi di Fico e i controlli li fa la Regione Emilia-Romagna, che pure partecipa alla festa.

Malgrado ciò il sogno di Farinetti e dei suoi soci (Coop Alleanza 3.0) è di portare ogni anno in questo grande spazio sei milioni di visitatori, più o meno come il Colosseo e i Fori messi insieme. Un terzo locali, che utilizzeranno Fico come un centro commerciale un po' più chic. Un terzo italiani. E un terzo stranieri affamati di made in Italy commestibile. Un programmino ambizioso, ma non è certo l'ambizione a difettare all'ex signor Unieuro, «che se poi arrivano sarà un cosa fortissima, gli stranieri ci portano i soldi, ci portano il lavoro e poi parlano bene dell'Italia. Quindi cari giornalisti, scrivete bene di noi». A noi, caro Oscar, va proprio di farlo. E quindi diciamo che Fico è fico. Grande, grandissimo, e ci piace chi ragiona in chilometri e non i centimetri. Ci sono produttori di caffè che torrefarranno come Lavazza. Ci sono produttori di formaggio che produrranno due forme al giorno. Ci sono pasticcieri che sforneranno biscotti e panettoni (Balocco). Ci sono fornai, pastai, salumai, macellai, cioccolatai, caramellai. Tutti in spazi ampi, spettacolari, di grande impatto. Ci sono campi di cui sopra. Ci sono fattorie con animali troppo belli per essere veri, che susciteranno però lo stupore delle centinaia di migliaia di scolari che ogni anno saranno trascinati qui in gita. C'è il ristorante di uno chef stellato, Enrico Bartolini, Cinque. Ci sono aree sportive, un incongruo campo da beach volley, piazze, piante, gente che sorride (ma coi giornalisti sono buoni tutti).

Ah, poi noi l'idea innovativa non l'abbiamo vista. Non abbiamo avuto il coup de couer. Colpa nostra, sia chiaro. Però la parola biodiversità è bella ma qui ha sempre il codice a barre attaccato.

Inoltre far pagare cinque euro per l'autobus che dalla stazione porta qui non si fa. E soprattutto, Fico ci è sembrato solo un Eataly anabolizzato, che alla fine l'altare sono le sedici casse in fondo a destra e tutto finisce in gloria e in euro. Bene, eh! Fico. Ma non Fichissimo.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica