Spiragli, solo spiragli, ma si chiede più tempo. Oggi ci sarà un secondo round per Roberto Fico, che deve verificare la compatibilità tra M5s e Pd. Nel Salottino del Presidente a Montecitorio incontrerà alle 11 la delegazione dem di Maurizio Martina e alle 13 quella del grillino Luigi Di Maio. Il presidente della Camera tirerà le somme e nel pomeriggio, probabilmente tra le 17 e le 18, riferirà al Capo dello Stato. Se ci sarà qualche concreta possibilità di accordo tra prima e seconda forza politica, se gli diranno che un programma possono condividerlo e una maggioranza formarla, allora il 5 Stelle Fico potrebbe proporre a Sergio Mattarella di allungare il mandato esplorativo che gli ha affidato.
Dicono che al Colle, dove il tentativo speculare della presidente del Senato Elisabetta Casellati su un possibile governo M5s-centrodestra si è chiuso in due giorni secchi, stavolta si potrebbero concedere tempi supplementari, come vogliono soprattutto i 5 Stelle. Per Mattarella ogni strada è praticabile per rompere lo stallo che da 51 giorni paralizza il Paese, dopo le elezioni del 4 marzo. L'obiettivo è allontanare elezioni anticipate.
Ma l'avvicinamento tra pentastellati e dem c'è stato davvero? I due partiti, al di là delle dichiarazioni del leader, appaiono molto divisi all'interno e se il Pd chiede di aspettare la convocazione della direzione, che potrebbe essere lunedì 30 aprile o il 2 maggio, i 5 Stelle preparano un sondaggio degli iscritti sulla piattaforma Rousseau e oggi spiegheranno ai gruppi parlamentari che «questa è l'ultima chiamata per Palazzo Chigi ed è il momento di essere pragmatici e stringere i denti». Considerato soprattutto che, contrariamente alla Lega che trattava da pari, il Pd sarebbe «socio di minoranza». E, assicurano dall'entourage di Di Maio, «non potrà dettare le condizioni, a partire dal ruolo di Di Maio, non ha chiesto la sua testa e non lo farà». Proprio questi, però, sono i motivi per cui tanti dem sono in subbuglio.
Dopo le consultazioni della mattinata la webtv e il canale satellitare della Camera trasmetteranno in diretta le dichiarazioni delle delegazioni. La base M5s, da cui si sono già alzate grida di rivolta verso un accordo con i dem e quella del Pd, che riflette le divisioni tra le minoranze e registra l'avversità di Matteo Renzi e dei suoi verso la dichiarazione «troppo aperturista» di Martina, saranno davanti alla tv per soppesare ogni parola. Per i grillini Fico può essere una garanzia, ma al tempo stesso la sua rivalità con Di Maio può giocare un ruolo determinante.
In verità, sembra molto fragile il dialogo avviato. Si registra però lo scongelamento della posizione aventiniana dei dem, con la condizione pregiudiziale posta dal «reggente» Martina: i 5 Stelle chiudano definitivamente il forno con la Lega e si parta dal programma. Linea, peraltro, che dovrà essere approvata dalla direzione del Pd e già viene contestata dall'ala renziana. «Ascolteremo Fico e cercheremo di rendere più chiara questa fase - dice, cauto, Martina -, che è propedeutica e non fornirà risposta definitiva. Non so se ce la faremo».
Appena avuta la richiesta Di Maio si è affrettato a dichiarare ormai «impraticabile» l'alleanza con Lega e centrodestra (anche se i rumors dicono il contrario), ignorando gli appelli di Matteo Salvini che cerca di mantenere aperto il canale.
Anche per il M5s, che fatica a conciliare le sue diverse anime, si deve partire dal programma, ma mentre i dem propongono quello loro e non accettano una sconfessione del passato, i grillini hanno confezionato il «contratto alla tedesca», pur annacquando molto le loro posizioni, a partire dal reddito di cittadinanza, che ha rappresentato la base della campagna elettorale.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.