Giù a precipizio. Tagli del 70, dell'80 per cento e pure di più. Ecco i vitalizi decapitati, come stabilito dall'ufficio di presidenza della Camera. Nell'elenco dei 1.400 parlamentari ghigliottinati c'è un'altra lista, quella degli ultraottantenni presi gentilmente a calci dai loro nipotini. Sono 154 nomi, sottolineati da Carlo Giovanardi, a sua volta parlamentare di lungo corso, che ha squadernato numeri e sforbiciate sul sito dell'Occidentale.
Centocinque ex hanno un'età compresa fra gli 80 e i 90, 48 viaggiano sopra l'asticella dei 90, uno, Valentino Perdonà, democristiano veronese di San Giovanni Lupatoto, il decano di questo non sacro collegio, ha la bellezza di 103 anni.
Fico & compagni non hanno avuto alcun riguardo nemmeno per lui. Perdona - tre lauree in giurisprudenza, lettere, farmacia - è stato 20 anni in parlamento, 4 legislature, non proprio un passaggio veloce, ma l'anagrafe lo condanna a priori: è un figlio del sistema retributivo, andato in pensione a Montecitorio nel 2012, e dunque viene stangato. Il suo vitalizio netto passa da 4480 euro al mese a 1250 circa, con una decurtazione stratosferica del 72,30 per cento. «Nel suo caso come in altri - ironizza Giovanardi - i nuovi censori si sono inventati dei coefficienti di rivalutazione ridicoli e cosi l'hanno messo al tappeto».
Avanti, ce n'è per tutti i gusti: Luciana Castellina, volto storico della sinistra, 88 anni, viene falciata come un pedone sulle strisce. E passa da 3.140 euro a 500 circa, con uno strappo monstre dell'84,06 per cento. Non va molto meglio a Rossana Rossanda, novantaquattrenne punto di riferimento per almeno due generazioni della gauche: perde il 72,58 per cento dell'assegno pari a 2.123 euro netti.
«Per fortuna un grande liberale come Benedetto Cottone è morto ormai centenario a metà giugno - riprende Giovanardi - e gli è stata risparmiata l'umiliazione che invece scatterà il 1 gennaio dell'anno prossimo per tutti gli altri». Cottone avrebbe dovuto rinunciare al 70 per cento del suo emolumento.
I tagli colpiscono a destra e a sinistra, senza ovviamente alcuna considerazione per il curriculum, l'impegno, i risultati ottenuti. Qualche personaggio è noto, come il novantaquattrenne Eugenio Scalfari, mitico fondatore di Repubblica, che perderà due terzi del suo non sontuoso vitalizio, riposizionandosi a spanne a quota 700 euro, ma molti sono illustri sconosciuti. E, a differenza di quel che pensa l'opinione pubblica, sono rimasti alle Camere per tanti anni. Non importa. La lenzuolata compilata da Giovanardi va da Peppino Aldrovandi, 91 anni, il cui assegno viene mutilato del 74,64 per cento, a Giuseppe Zurlo novantunenne pugliese di Ostuni, che invece contiene la riduzione al 62,31 per cento.
Ancora più fortunato, da questo punto di vista, è Vincenzo Scotti, democristiano intramontabile, sindaco di Napoli negli anni Ottanta e più volte ministro, oggi a capo della Link University: se la cava con un meno 20,20 per cento. Misteri dell'alchimia retributivo contributiva.
Ma i risparmi più grossi arriveranno per altra via: Raffaele Farigu, socialista, due legislature nello zaino, si è spento il 27 giugno a 83 anni. E si depennato da solo dal novero degli «impresentabili».
«Altri nomi - ammette Giovanardi - andrebbero controllati, fra possibili omonimie e errori. Vedremo, anche perché questa storia non finisce qui: prevedo una valanga di ricorsi». Ma questi sono dettagli, gli inevitabili incidenti che accompagnano le rivoluzioni.
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