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La figlia di Oz contro il padre: "Da lui percosse e umiliazioni"

Galia racconta in un libro il rapporto con lo scrittore scomparso nel 2018. Difeso dal resto della famiglia

La figlia di Oz contro il padre: "Da lui percosse e umiliazioni"

Amos Oz è stato uno scrittore israeliano: influente, ironico, stimato, illuminato. Di lui si ricordano i magnifici libri, i saggi sempre lucidi, e le posizioni politiche democratiche e concilianti, favorevoli, ad esempio, a una soluzione morbida del conflitto israelo-palestinese, aperto sostenitore della soluzione dei due Stati. Per anni è stato infilato in tutte le liste dei possibili candidati al premio Nobel, anche se la morte è arrivata prima del premio: è scomparso negli ultimi giorni del 2018, all'età di 79 anni.

Ma Amos Oz è stato anche altro. Almeno secondo la figlia Galia, che in un'autobiografia appena uscita in lingua ebraica, intitolata «Qualcosa travestita da amore», ne fa un ritratto tutt'altro che commendevole. Quasi senza curarsi dello scalpore che le sue parole possono creare, la donna denuncia nel libro i «continui abusi fisici e mentali» subiti dal padre. «Nella mia infanzia - scrive Galia - mio padre mi ha picchiato, insultato e umiliato. La violenza è stata creativa: mi ha trascinato da dentro casa e mi ha buttato fuori. Mi ha chiamato spazzatura. Non era solo una passeggera perdita di controllo o uno schiaffo in faccia di tanto in tanto, ma una routine di abusi sadici. Il mio crimine ero io stessa, quindi la punizione non aveva fine. Aveva bisogno di assicurarsi che mi sarei spezzata».

Un ritratto terribile, che rischia di far precipitare dal piedistallo quello che è considerato un autentico monumento della letteratura e della cultura israeliana. Ma dietro le accuse di Galia sembra esserci non semplice rancore ma una vera scelta di vita: la donna si è allontanata dal resto della famiglia sette anni fa, quando il padre era ancora in vita, e certamente oggi è portata a vivere con maggiore sofferenza la figura paterna. Con cui, scrive, aveva un rapporto «tipico di molte famiglie disfunzionali»: «Questo libro -scrive - parla di me, ma non solo. Case come quella in cui sono cresciuta in qualche modo fluttuano nello spazio, lontano dagli assistenti sociali, fuori dal raggio di influenza di rivoluzioni come #MeToo, senza lasciare un segno sui social media. Terrorizzate e isolate, nascondono i loro segreti con saggezza come famiglie criminali. Per scriverne non ho altra scelta che superare la violenza e la segretezza, l'abitudine a tenere tutto dentro di me e la paura di quel che la gente dirà. Non lo sto ovviamente superando, ma ne scrivo».

A difesa dello scrittore si schiera il resto della famiglia che si ribella per bocca dell'altra figlia di Oz, Fania Oz-Salzberger, storica e anche lei scrittrice: «Noi, Nili (la madre, ndr), Fania e Daniel (il fratello, ndr) - scrive - conoscevamo un padre diverso. Un padre affettuoso, gentile e attento che ha amato la sua famiglia con un amore profondo pieno di preoccupazione, devozione e sacrificio.

La maggior parte delle accuse che oggi Galia gli lancia contraddice assolutamente la forte memoria impressa in noi per tutta la nostra vita» La verità sarà certamente nel mezzo, come quella di tante famiglie, disfunzionali o no.

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