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La figuraccia del Pm che abbocca all'amo del killer finto pentito

Il magistrato che indaga anche su Berlusconi definì attendibili le parole del boss. Ora il criminale ammette: «Bugie per uscire prima dal carcere»

La figuraccia del Pm che abbocca all'amo del killer finto pentito

S e la fortuna è cieca, i (falsi) pentiti ci vedono benissimo. E semmai è la giustizia che scopre d'essere miope. Il caso del killer dei Casalesi Giuseppe Setola, autoaccusatosi di quasi cinquanta omicidi, è emblematico del fenomeno. Si pente, poi ci ripensa. E in mezzo incassa la patente di attendibilità da parte del pm Alessandro Milita, un magistrato che tra l'altro sta processando Berlusconi.

Setola ad aprile 2008 s'era finto cieco per farsi trasferire dal carcere di Pavia in clinica, e da lì fuggire. Catturato a gennaio 2009, il pluriergastolano boss criminale un mese fa annuncia di voler collaborare con la giustizia. Lo fa in modo pirotecnico, in videoconferenza dal carcere milanese di Opera, durante il processo per l'omicidio di Domenico Noviello, titolare di un'autoscuola ammazzato per aver detto no al pizzo. Il killer chiede se c'è in aula il pm Milita. Poi «si pente». Annuncia di «vederci bene», e invita il magistrato a raggiungerlo subito a Milano, oltre a scusarsi con la toga («È la persona migliore del mondo») e a chiedere protezione per la propria famiglia. Coinvolge anche il suo coimputato Giovanni Letizia: «Lo so che non sei d'accordo, Giova', ma la malavita è finita», gli dice. Poi revoca il mandato al suo legale affidandosi a un avvocato dei pentiti.

La notizia è dirompente, ma Setola non è nuovo ai colpi di scena e molti prendono la notizia con le molle. «Perplesso» l'ex pm antimafia Raffaele Cantone (ora presidente dell'autorità anticorruzione), attendista il procuratore nazionale antimafia Franco Roberti (pentimento «tutto da verificare»). Solo Milita, che è anche pm del processo a Cosentino, di quello per la compravendita dei senatori che vede imputato Berlusconi e di quello a carico dell'ex ministro delle Comunicazioni Mario Landolfi, spiega di «non essere minimamente sorpreso». Furiosi, a ragione, i familiari delle vittime, a cominciare dalla figlia di Noviello indignata da «questo show» che «non cancella 46 delitti».

Forse per aggiungere credibilità, Setola dichiara sobriamente che a dirgli di pentirsi è stato, in sogno, Giovanni Paolo II. E qualcuno che dice di credergli c'è. Milita. Che, a fine ottobre, ancora al processo Noviello, spiega di non pensare che il killer sia «pazzo». E, pur concedendo che Setola «al momento è un mero dichiarante», e che la strada per il programma di protezione «sarà un percorso molto lungo», il pm della Dda oltre a non essere «sorpreso» dal pentimento, non sembra sfiorato dal dubbio: «Io sto prendendo le sue dichiarazioni, che definisco attendibili, per questo processo», spiega. Ma l'attendibile Setola dà ancora spettacolo, e forse sorprende pure Milita, ammettendo mercoledì d'aver elargito panzane ai magistrati solo per uscire di galera. «Non voglio essere esaminato, voglio solo dire che ho detto un sacco di bugie per uscire prima dal carcere». La «confessione» per il deputato azzurro Luca D'Alessandro prova la «leggerezza con cui parte della magistratura conduce i processi basandosi quasi esclusivamente sulle rivelazioni di chi, pur d'uscire dal carcere, è disposto a ogni compromesso».

E persino per il pm Dda Antonio D'Alessio lo show di Setola «richiede una seria riflessione dei nostri uffici».

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