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Firmò il manifesto per abolirlo, ora Treu viene eletto presidente del Cnel

Professore di diritto del lavoro, già ministro nei governi Dini, Prodi e D'Alema, l'anno scorso Treu firmò il manifesto per il Sì al referendum costituzionale, che tra le altre cose voleva abolire il Cnel. Ora il governo Gentiloni lo ha nominto presidente

Firmò il manifesto per abolirlo, ora Treu viene eletto presidente del Cnel

La notizia arriva a metà pomeriggio. Il Consiglio dei Ministri ha deliberato la nomina del professor Tiziano Treu a presidente del Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro (Cnel). La cosa sorprendente è che, un anno fa, tra i quasi duecento giuristi che firmarono il manifesto per il Sì al referendum costituzionale (che tra le altre cose aboliva anche il Cnel), c'era anche Treu.

I firmatari del manifesto riconoscevano alla riforma, poi bocciata dal referendum, di affrontare "efficacemente alcune fra le maggiori emergenze istituzionali del nostro Paese". E, tra queste, veniva indicata anche l'abolizione del Cnel. In un passaggio del manifesto non a caso si leggeva: "Viene operata una decisa semplificazione istituzionale, attraverso l'abolizione del Cnel e la soppressione di qualsiasi riferimento alle province quali enti costitutivi della Repubblica". Oggi, per quello che può apparire uno strano "scherzo del destino", uno dei più illustri sostenitori dell'abolizione del Cnel viene posto alla guida dello stesso.

Nato a Vicenza nel 1939, professore ordinario di diritto del lavoro all'Università Cattolica di Milano (dove si era laureato), è stato ministro del lavoro nel governo Dini e nel primo governo Prodi (1995-1998); ministro dei Trasporti nel primo governo D'Alema (1998-1999). Nel 1996 era entrato in parlamento, alla Camera, nelle file di Rinnovamento italiano, la formazione politica fondata dall'allora premier Dini. Poi era stato rieletto, al Senato, con la Margherita (2001 e 2006) e rieltto nel 2008 con il Pd. Dal 2013 era componente del Cnel. Il nome di Treu è legato al cosiddetto "Pacchetto Treu" sulla promozione dell'occupazione, che ispirò la legge 196/97.

La legge riconobbe per la prima volta il lavoro interinale e altri contratti di lavoro atipico.

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