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Firmata l'estradizione La polizia cerca Battisti Ma lui è già latitante

Il presidente Temer firma l'atto: l'ex Pac sparito Le sue mete? Venezuela, Bolivia o Nicaragua

Firmata l'estradizione La polizia cerca Battisti Ma lui è già latitante

Il presidente uscente del Brasile Michel Temer ha deciso di estradare Cesare Battisti in Italia ma il terrorista italiano è per la polizia federale verdeoro latitante. Eravamo stati i primi a denunciarlo a fine ottobre quando avevamo scritto che Cesare Battisti era misteriosamente scomparso da almeno una settimana da Cananeia, da tempo eletta a suo domicilio, sulla costa dello stato di San Paolo. E una donna - ci aveva riferito in esclusiva la polizia in loco - lo aveva visto imbarcarsi in fretta e furia qualche giorno prima. Poco più di un mese dopo il nostro scoop è stato confermato dai fatti.

Il terrorista dei Proletari armati per il comunismo, condannato in contumacia in Italia all'ergastolo per 4 omicidi è di nuovo in fuga dalla giustizia, insomma, e in Brasile se ne sono accorti solo adesso perché giovedì sera la Corte Suprema (Stf) ne ha disposto l'arresto - così riportava il testo della decisione - «per un concreto pericolo di fuga». Arresto richiesto dall'Interpol in relazione al suo precedente tentativo di fuga, nell'ottobre del 2017, quando era finito in manette a Corumbá, alla frontiera con la Bolivia perché trovato in possesso dell'equivalente di oltre i 10mila reais consentiti dalla legislazione brasiliana. Battisti era stato poi liberato con obbligo, però, di braccialetto elettronico, ma nell'aprile di quest'anno la misura era stata revocata. La decisione della Corte Suprema, nell'aria da tempo, avvenuta per mano del giudice Luiz Fux ha stabilito che il nuovo presidente della Repubblica, Jair Bolsonaro, favorevole all'estradizione, ha il potere di rivedere l'atto di Lula, che a fine 2010 gliela aveva invece negata e decidere che Battisti sia rispedito in Italia. Fux ha ribaltato così la sua decisione dello scorso anno che, invece, ne impediva l'estradizione.

Ma mentre già si stava scatenando un complesso dibattito giuridico e ci si chiedeva se i suoi avvocati avrebbero fatto appello alla corte (e lo hanno poi fatto), il terrorista di Cisterna di Latina ha ancora una volta dribblato tutti per tempo. E così i reporter accorsi nel cuore della notte davanti alla sua villetta di Cananeia, alle prime luci dell'alba - la legge brasiliana prevede che la polizia federale non possa compiere arresti prima delle 6 - hanno visto la loro attesa infrangersi nel nulla. Nessuna traccia di Battisti: finestre sprangate, nel giardino di casa la stessa auto parcheggiata nella stessa posizione in cui anche chi scrive l'aveva vista a fine di ottobre e soprattutto la testimonianza preziosa della vicina di fronte. «Non lo vediamo dal weekend dei morti» ha dichiarato alla tv Globo. Persino il suo avvocato, Igor Tamasauskas, ignora dove il suo cliente si trovi e ammette di non essere riuscito a parlargli dopo la decisione del giudice Fux. Un vero rompicapo, insomma. È scappato nella vicina Bolivia oppure in Venezuela o addirittura in Nicaragua? Tutti Paesi, questi, in cui può godere di appoggi e coperture e di un occhio benevolo dei governi.

Del resto, le fughe sono un leitmotiv della biografia del terrorista. Evaso dal carcere nel 1981 Battisti si rifugiò prima in Messico, poi in Francia dove beneficiò per anni della dottrina Mitterand fino a che con Chirac eccolo di nuovo in fuga nel 2004 in Brasile, dove viene arrestato a Copacabana nel 2007, alla luce della richiesta di estradizione dell'Italia. E adesso ecco una nuova pagina della sua vita, che è di certo più originale dei suoi romanzi. Immaginiamo solo il suo ghigno leggendo i tweet ieri mattina tra Salvini e Bolsonaro. «Contate su di noi» ha scritto il presidente verdeoro al nostro ministro dell'Interno.

Peccato che lui, Battisti, era già altrove.

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