Fisco, lo stop della sinistra Pd colpisce i piccoli contribuenti

Il decreto in commissione trova le ostilità della minoranza, il premier è costretto a trattare. Poi rivendica la norma sui minievasori: "La manina del 3% è la mia"

Fisco, lo stop della sinistra Pd colpisce i piccoli contribuenti

Tra Tesoro e Palazzo Chigi, c'è «pieno accordo, il testo sarà più ricco». «Niente norme ad personam , né contra personam ». La riscrittura del decreto legislativo che attua la delega fiscale ci sarà. Con queste parole il premier Matteo Renzi ha cercato di tranquillizzare i suoi all'assemblea dei parlamentari del Pd. Poi ha incontrato il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan per il fare il punto, rinviando ogni soluzione tecnica. In sostanza ha confermato la sua strategia: prendere tempo e poi presentare un pacchetto di norme che punteranno ad appesantire le sanzioni per le frodi, alleggerendo quelle per gli errori nelle dichiarazioni, accennando a novità anche su accertamento e contenzioso.

Per ora ci sono indicazioni generali. Ma di ipotesi di modifica dettagliate già ne circolano e sono radicali. Vanno ben oltre una riscrittura del salva Berlusconi. Sembrano più vicine, alla filosofia della sinistra Pd che a quella di Renzi.

La Commissione Gallo, organismo del ministero dell'Economia che ha il compito di attuare la delega, starebbe ad esempio preparando la riscrittura della depenalizzazione per le fatture sotto i mille euro e anche delle dichiarazioni fraudolente sotto questa soglia. La modifica penalizzerebbe, più che Berlusconi, professionisti o le piccole imprese.

Contro questa depenalizzazione, in novembre, prima che entrasse nel decreto legislativo, si era espressa Rossella Orlandi, direttore dell'Agenzia delle entrate. «Sarebbe», spiegò, «come se un furto di una borsetta fosse considerato diverso rispetto a quello nel caveau di una banca. Ma la condotta che qualifica il reato è la stessa».

A rischio modifica anche l'aumento delle soglie per omesso versamento Iva e ritenute, che passa da 50 a 150mila euro. Un alleggerimento per un reato fiscale figlio della crisi, che potrebbe saltare. Non va bene nemmeno un'altra parte del decreto, quella sulla soglia oltre la quale diventa reato la dichiarazione infedele, passata da 50 a 150mila euro. Ma su questo Renzi si sarebbe impuntato.

Poi la famosa soglia del 3% dell'imponibile evaso, oltre la quale scatta la punibilità. Le soluzioni allo studio sono quelle dei giorni scorsi. Dalla esclusione delle frodi, all'abbassamento della soglia. Una riscrittura vera e propria che il ministro Padoan ha cercato di attenuare partecipando in prima persona alla riunione della Commissione e dando l'indicazione politica di cercare il modo di alleggerire le sanzioni per le dichiarazioni infedeli, inasprendo quelle per le frodi.

Ma lo scontro politico è in corso. Che non si tratti solo di Berlusconi lo ha fatto capire il leader della minoranza Pd Pippo Civati: «La norma in questione, al di là di Berlusconi, è da rivedere, serve una verifica».

All'attacco anche Bersani: «Chi ha di più può evadere di più, mentre per i licenziamenti la proporzionalità non vale più...». Il braccio di ferro è destinato a continuare, fino al consiglio dei ministri del 20 febbraio.

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