Fitto, Verdini e quei sospetti che partono da lontano

L'amicizia tra i due è di vecchia data, ma il riavvicinamento politico pare impossibile. L'ex ministro: no al dialogo con Renzi

Fitto, Verdini e quei sospetti che partono da lontano

Roma - Il patto impossibile all'ombra del dopo-Nazareno tra Denis Verdini e Raffaele Fitto continua a far discutere. La suggestione di un asse tra i «ribelli» di Forza Italia circola tra le stanze parlamentari come una sorta di circostanza ineluttabile, viene rilanciata nei retroscena giornalistici e annunciata da più parti come imminente. Nella realtà i due dirigenti azzurri continuano a essere lontani anni luce proprio sul modo in cui relazionarsi con Matteo Renzi. L'uno, Verdini, pronto al dialogo con il segretario del Pd, a partire dal voto finale sulle riforme; l'altro, Fitto, che proprio sulla contrarietà all'accordo ha fondato la sua opposizione all'interno del partito.

Nelle ultime ore un incontro tra Fitto e Verdini ha contribuito ad accendere il fuoco delle ipotesi. Retroscena figli anche di un'amicizia di vecchia data che lega i due dirigenti e di contatti che continuano a essere frequenti. In realtà gli stessi parlamentari vicini al senatore toscano definiscono la convergenza «impossibile». Il motivo? Da un lato c'è il progetto fittiano di un partito conservatore all'inglese (con tanto di addio al Ppe), in chiave rigidamente alternativa al Pd: un contenuto spostamento a destra che consenta di insidiare l'elettorato tentato da Matteo Salvini (oppure di dialogare con lui), senza perdere il contatto con il centro. Dall'altro lato, invece, la volontà di rafforzare il legame con Renzi perché «il rischio di una caduta del governo sotto i colpi della sinistra Pd esiste eccome, l'incidente parlamentare è sempre dietro l'angolo». Distanze troppo ampie per essere colmate, sia pure in nome della comune convenienza a formare gruppi comuni alla Camera in modo da superare insieme quota venti deputati, soglia minima necessaria a costituire una squadra parlamentare a Montecitorio.

La conferma dell'impossibilità di celebrare questo matrimonio toscano-pugliese è arrivata da una nota «spazza-ambiguità» dettata da Fitto. Una presa di posizione resa necessaria anche da dubbi e malumori circolanti dentro il gruppo vicino all'europarlamentare pugliese. Alcuni deputati e senatori hanno fatto presente al loro leader che non lo avrebbero seguito in eventuali avventure neo-centriste «simil-alfaniane» (gli unici inclini a ragionare sull'opzione di un matrimonio di interesse alla Camera sarebbero stati Saverio Romano e Giuseppe Galati). Tanto più che alcuni fittiani stanno anche subendo il corteggiamento di Salvini che cerca riferimenti sul territorio e può trovare in questo gruppo naturali affinità. Fitto, però, ha spento l'incendio sul nascere. «Ho grande rispetto per Verdini, che legittimamente, punta forse a interloquire o comunque a dialogare con l'area renziana; noi, al contrario, vogliamo costruire l'alternativa. E per noi questo punto è fondamentale e irrinunciabile». Insomma nessuna scissione comune. Ognuno andrà per la propria strada. «Non è mio costume - si legge - commentare i giornali. Tuttavia faccio presente un dato politico chiaro, incontestabile, decisivo, che invito tutti a non dimenticare. Il cammino politico che abbiamo intrapreso da tempo con tanti parlamentari è limpidamente alternativo a Renzi e alla sinistra». Fitto, peraltro, ieri ha mostrato ai presenti la spilla sul bavero raffigurante il logo del movimento «Oltre».

Un logo che potrebbe essere sfruttato oltre la contingenza delle Regionali. «Il 2 maggio abbiamo messo su questa proposta e questo simbolo che va fatto conoscere perché ha l'obiettivo di riaccendere la speranza e di guardare al futuro».

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