Roma - Le partite Iva risparmieranno più di due miliardi grazie al nuovo regime fiscale introdotto dal decreto fiscale e dalla legge di Bilancio. Quindi all'estensione del regime forfettario dei minimi fino a 65 mila euro di fatturato e, dal 2020, la «flat tax» al 20% per chi fattura fino a 100 mila euro. La stima è dei commercialisti e si riferisce a quando il complesso delle misure fiscali varate dal governo andranno a regime. Il prossimo anno il beneficio fiscale sarà di 331 milioni, per poi salire a 1,9 miliardi nel 2020 e a 2,5 miliardi nel 2021.
Il Consiglio nazionale dei commercialisti ha fatto una simulazione prendendo in considerazione tre profili di contribuenti che rientrano nella riforma. Il piccolo commerciante iscritto alla gestione separata Inps, con costi effettivi in linea con percentuale di abbattimento forfetario (60%); il lavoratore autonomo free lance con contribuzione previdenziale obbligatoria al 25,72% e costi effettivi in linea con percentuale di abbattimento forfetario (22%), il libero professionista iscritto ad Albi e relativa cassa previdenziale e costi effettivi pressoché nulli (5% del fatturato).
Nel primo caso, quello del commerciante, con compensi fino a 30 mila euro, il risparmio rispetto al regime ordinario è di 760 euro all'anno, con 50 mila euro di compensi il risparmio sale a 2.081 euro e per 65 mila euro 3.248 euro.
Per quanto riguarda i free lance, il risparmio è di 1.006 euro fino a 30 mila euro di compensi; 2.990 per chi incassa 50 mila euro e 5.354 oltre i 65 mila euro.
Per gli iscritti all'ordine, per le stesse fasce di reddito, i risparmi rispetto al regime ordinario sono, rispettivamente di 3.538 euro, 8.622 euro e 12.675 euro.
In sostanza, i vantaggi maggiori li sentiranno i piccoli professionisti. Il taglio delle tasse sarà sentito meno dai piccoli imprenditori come i commercianti. La ragione, spiegano i commercialisti è che per i secondi è più vantaggioso il metodo di determinazione del reddito imponibile. «I vantaggi più consistenti in assoluto - spiega il documento dei commercialisti - possono essere conseguiti da quei lavoratori autonomi che, in quanto iscritti ad Albi, possono operare come collaboratori con partita Iva nell'ambito di strutture professionali o aziendali altrui, senza andare in conflitto con il Jobs Act, in quanto questi soggetti, con costi effettivi pressoché nulli, cumulano il beneficio dell'aliquota unica del 15% con quello dell'abbattimento forfetario del fatturato».
Anche i sindacati hanno fatto simulazioni sul nuovo regime fiscale per le partite Ive. «Le modifiche al sistema impositivo per i redditi da lavoro autonomo e d'impresa, presenti nel Disegno di Legge di Bilancio 2019, generano un grandissimo squilibrio», ha denunciato la Uil. Secondo uno studio del servizio politiche fiscali della confederazione sindacale, con l'estensione del regime forfetario, il lavoratore dipendente si troverà a pagare fino al 50% in più di quanto pagherà un lavoratore autonomo.
La flat tax per gli autonomi piace poco anche al presidente dell'Inps Tito Boeri che ieri ha denunciato come c'è il rischio di un ritorno del lavoro
parasubordinato. Un «ritorno del dualismo contrattuale, in cui abbia un peso molto rilevante il cosiddetto parasubordinato, cioè il fenomeno per cui a molti giovani alle dipendenze viene chiesto di aprirsi la partita Iva».
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