Flat tax, Salvini deve fare qualcosa di centrodestra

Flat tax, Salvini deve fare qualcosa di centrodestra

L e dichiarazioni sono una cosa, i fatti un’altra. Salvini, persona concreta, lo sa. E per quanto riguarda i compiti che si è assunto nel suo ministero, ha dimostrato di far seguire i fatti alle parole. Ora però deve farlo come vice premier, esponente del centrodestra, su due temi cruciali, la flat tax e le infrastrutture. Ciò che viene annunciato per la flat tax, benché utile all’artigianato, non basta alle professioni, ai servizi nuovi e di nicchia. Salvini può fare di più, affrontando due temi cruciali, che riguardano la flat tax per il lavoro ) dipendente e per l’edilizia, ancora bloccata. Inoltre urge che sia concreto per le grandi opere, in particolare la Tav, il terzo valico e le infrastrutture per il Sud. Il progetto di flat tax che si trova nel programma del centrodestra contempla un’aliquota del 23% che scenderebbe gradualmente al 20% e un esonero annuo per i primi 10-12mila euro annui, che fa sì che chi ha un reddito imponibile attorno ai 50-60mila euro paghi un’aliquota media effettiva del 15-16%. La flat tax che la Lega propone ha due aliquote del 15 e del 20%: essa, con qualche adattamento, coincide con quella del centrodestra. Questa però, realisticamente, nell’anno iniziale, parte dal 23%, e mentre con l’esonero per i primi 12mila euro, garantisce ai lavoratori a basso reddito un considerevole alleggerimento, elimina la tagliola delle aliquote progressive per tutti i lavoratori, trattenendo in Italia il lavoro pregiato. Nel mio schema la flat tax è affiancata da un contributo sanitario regionale che per i redditi intermedi sale gradualmente al 2%, sicché la perdita di gettito è minimizzata e si potenzia l’autonomia fiscale regionale. Se la Lega vuole iniziare con la parte della sua flat tax che più collima col programma elettorale del centrodestra (con cui sono stati eletti anche i deputati e senatori della Lega) Salvini può affiancare a ciò che ha già annunciato due misure che non fan perdere gettito, sono sacrosante dal punto di vista dell’equità e fanno bene già subito all’economia italiana, che ha bisogno di tonici, perché la crescita sta rallentando e i salari crescono meno del Pil, perché la produttività è ingessata dall’attuale sistema di contratti di lavoro e il decreto Dignità non l’aiuta. Si tratta, in primo luogo, di applicare le due aliquote del 15% e del 20% o 23% ai contratti di lavoro locali decentrati, che contemplano accordi di produttività, per generare lo sviluppo produttivo e occupazionale, con vantaggio per le imprese in crisi e in ristrutturazione e per la crescita dell’occupazione legale nel Sud. L’altra applicazione della flat tax che può esser fatta subito e che non sembra destinata a generare perdite di gettito riguarda l’edilizia commerciale, mediante estensione agli immobili commerciali della cedolare secca che ora si applica agli immobili abitativi. Essendovi una tassazione patrimoniale con l’Imu e altri tributi, questa flat tax è equa e ridà fiato a un settore in crisi, che ha un ruolo importante nelle nostre città e nei nostri antichi borghi, che non dobbiamo lasciar declinare.

Per le grandi opere mi limito a ricordare che la Tav, con le bretelle dalla Liguria al Piemonte e alla Lombardia e con il Terzo valico, è essenziale per rilanciare il porto di Genova e il Piemonte, in cui le imminenti elezioni regionali si giocano su questo tema: quello del suo futuro industriale. Proprio in questi ambiti la Commissione europea e i mercati accettano elementi di flessibilità nel deficit pubblico in quanto produttivi. Salvini faccia qualcosa di centrodestra in campo economico.

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