In Siria l'ultima ridotta dello Stato Islamico sta per cadere, ma i governi e le nazioni europee hanno poco di cui esultare. I combattenti europei dell'Isis che depongono le armi per consegnarsi ai curdi e salvare la pelle minacciano di diventare, per una singolare legge del contrappasso, il simbolo dell'ignavia dell'Europa e dei suoi governi. Rifiutando di riprendersi i militanti dell'Isis sconfitti, l'Europa e i suoi governi rinunciano non solo a punirli, ma anche a garantire giustizia ai propri cittadini caduti sotto i loro colpi. Gli 800 jihadisti europei detenuti dai curdi assieme a 700 mogli e 1500 bambini hanno abbandonato i nostri paesi per combattere al fianco di chi voleva distruggere la nostra civiltà. Da Raqqa e Mosul hanno gioito davanti alle teste mozzate degli ostaggi occidentali, hanno esultato alla notizia degli europei massacrati da Parigi a Bruxelles, da Londra a Barcellona. Dopo aver subito decine di attentati e centinaia di morti abbiamo, finalmente, l'occasione di far giustizia.
Dobbiamo solo riportarli in patria, incriminarli e sbatterli in galera fino alla fine dei loro giorni occupandoci della rieducazione dei loro figli e, ove fosse indispensabile, del recupero delle minorenni plagiate da fidanzati e mariti assassini. Invece ci rifiutiamo di farlo nel nome di una razionale quanto inaccettabile vigliaccheria. Sappiamo che se li riportassimo in Europa non avremmo gli strumenti giuridici per incriminarli. E se anche riuscissimo a farlo tornerebbero liberi nel giro di pochi anni. Così, prigionieri delle democratiche certezze che c'impediscono di adottare una legislazione «ad hoc» per affidarli poi a dei tribunali speciali, accettiamo di non condannare chi nel nome dell'odio ha ucciso i nostri concittadini e minacciato la nostra sicurezza. Tanta vigliaccheria si basa su delle comprovate certezze. In Inghilterra, simbolo della democrazia, solo 40 dei 400 jihadisti rientrati dall'Irak o dalla Siria sono stati incriminati. La nostra tanto decantata civiltà e le nostre regole democratiche ci rendono insomma incapaci di far giustizia. Anche perché volendo provarci l'unico risultato sarebbe quello di riportare tra noi dei potenziali assassini pronti a minacciarci una volta fuori di galera. Così i nostri assassini possono terrorizzarci anche da sconfitti, mentre noi - i presunti vincitori - continuiamo a non sapere come fermarli. Per nascondere le nostre paure e le nostre inadeguatezze siamo arrivati al paradosso di sostenere che il giudizio e la condanna dei jihadisti europei non spetti ai nostri governi, ma a quelli dei paesi in cui hanno combattuto.
Insomma le nazioni europee concordi, fino a pochi mesi fa, nel definire Bashar Assad uno spietato dittatore sarebbero pronte, pur di non dover far i conti con i jihadisti di casa propria, a delegargli il compito di far giustizia. Se questa è la nostra vittoria sull'Isis allora la democrazia europea non dovrà attendere molto per vedere la propria sconfitta.
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