RomaL'anticipo della «liquidazione» in busta paga è un fallimento totale. Incassare un po' di liquidi in anticipo non serve se vivi in un Paese con una pressione fiscale come quella che ha l'Italia. La conferma del flop dell'operazione Tfr (Trattamento di fine rapporto) in busta paga, fortemente voluta dal premier Matteo Renzi, è della fondazione studi dei Consulenti del lavoro. Le cifre sono più o meno quelle delle settimane scorse. Su un milione di occupati l'opzione è stata accolta da «800 lavoratori pari allo 0,08%». I professionisti hanno appena iniziato «le elaborazioni degli stipendi di giugno che interessano 7 milioni di dipendenti e oltre un milione di aziende», mentre nei primi due mesi sono stati analizzati i dati delle piccole, medie e grandi imprese, arrivando all'esito degli 800 occupati interessati.
Vero che sono passati solo due mesi da quando la misura è entrata in vigore, ma il sostanziale fallimento è dato per scontato. E il motivo è, appunto, l'eccesso di tassazione. I consulenti del lavoro hanno interpellato un campione di lavoratori. Il 68% ha spiegato la rinuncia al bonus in busta paga sostenendo che la «tassazione ordinaria è troppo penalizzante». Poi ci sono quelli che sollevano un'obiezione diversa, ma strettamente legata a quella fiscale. Il 22% dichiara che «togliere il Tfr dal fondo pensione crea un danno» alla prestazione previdenziale. Il timore è quindi di non potere contare su una somma a fine carriera. Poi c'è un 8% che non ha «valutato adeguatamente», la scelta concessa dal governo alle famiglie.
«Sono cifre che non ci stupiscono», ha commentato Marina Calderone, presidente dell'Ordine nazionale dei professionisti. Calderone sostiene anche che a questo punto il governo potrebbe pensare a un «diverso utilizzo di quel miliardo che il governo ha stanziato per l'operazione», ad esempio «lanciare un piano infrastrutturale per il Paese in grado di rimettere in moto l'economia. E dare slancio alla timida ripresa che s'intravede».
Nei mesi scorsi, i consulenti del lavoro avevano calcolato che l'anticipo, non solo comporta una maggiore tassazione rispetto al Tfr, ma rischia di appesantire il carico fiscale su tutto lo stipendio. Se c'è un po' di convenienza è solo per i lavoratori con un reddito inferiore a 15mila euro all'anno. Per gli altri diventa progressivamente meno conveniente fino a comportare, su un reddito di 90mila euro, a un aumento delle imposte di 570 euro all'anno. La misura è sostanzialmente a costo zero per lo Stato. Ma sui soldi dei lavoratori a riposo il governo ha fatto ampiamente cassa.
L'ultimo Def del ministro Pier Carlo Padoan prevede maggiori entrate per l'innalzamento dell'aliquota sui fondi pensione dall'11 al 22% sia sulla rivalutazione del Tfr dall'11 al 17 % per 2,4 miliardi tra il 2015 e il 2019.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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