Il Fmi lancia l'allarme e taglia le stime sull'Italia Tria: previsioni sbagliate

Il Fondo monetario ci inserisce tra i fattori di instabilità. Salvini: la minaccia sono loro

Il Fmi lancia l'allarme e taglia le stime sull'Italia Tria: previsioni sbagliate

L'Italia cresce meno del previsto. Meno di quanto abbia scritto il governo nella legge di Bilancio, esattamente quanto stimato quattro giorni fa da Bankitalia. I problemi del Belpaese rischiano di contagiare l'economia mondiale, al pari della Brexit o della guerra commerciale tra Usa e Cina. Il Fondo monetario internazionale nell'Outlook presentato a Davos prevede una crescita del Pil italiano dello 0,6% nel 2019 contro l'1% stimato dal ministero dell'Economia. Percentuale identica a quella dell'ultimo bollettino economico della Banca d'Italia, contestatissimo dal governo. Lo 0,4% in meno rispetto a quanto lo stesso Fondo aveva previsto in ottobre.

Colpa della «debole domanda domestica» e dei «maggiori costi di finanziamento» del debito pubblico. Quindi spread e consumi, due dati legati alla fiducia. Pesa anche il contesto internazionale e infatti la Germania, l'altro Paese europeo manifatturiero ed esportatore, subisce un taglio più pesante, pari allo 0,6%. Nel complesso, l'Eurozona subisce un calo dello 0,3% nel Pil 2019.

L'Italia resta il fanalino nell'Eurozona. La Germania cresce dell'1,3% (nelle settimane scorse l'Ifo aveva previsto un 1,1%). La Spagna crescerà di più di tutti i Paesi dell'Area euro: 2,2%. Poi la Francia (+1,5% contro).

Nell'Outlook del Fondo diretto da Christine Lagarde l'Italia viene citata tra gli elementi che mettono a rischio l'economia globale. Nella lista ci sono i negoziati tra Usa e Cina, (un bene la tregua tra Washington e Pechino, secondo il Fmi, ma ormai il rallentamento del commercio globale è un dato di fatto). Una minaccia anche il «no deal» del Regno Unito. Il rischio Italia è legato ai rendimenti dei titoli di stato elevati, per la stabilità del sistema finanziario.

Il governo Conte ha risposto al Fmi con toni più duri rispetto a quelli riservati a Bankitalia. Per il vicepremier Matteo Salvini «è il Fmi che è una minaccia per l'economia». Luigi di Maio assicura: «Indietro non si torna» su quota 100 e reddito di cittadinanza.

Dello stesso parere anche il ministro dell'Economia Giovanni Tria. «Il Fondo monetario sbaglia» e sono le sue politiche a rappresentare un rischio per l'economia. L'analisi non è molto diversa rispetto a quella di qualche giorno fa pronunciata dal presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker, pentito di avere seguito i consigli del Fmi in particolare sulla crisi greca.

Il problema è che sia la previsione di Bankitalia sia quella del Fmi rischiano di essere sovrastimate, spiega Maurizio Mazziero della Mazziero research. «Il 2018 si chiuderà con una crescita dello 0,9%. Se facciamo proiezione sull'anno prossimo per centrare lo 0,6% si dovrebbe fare 0,3 nel primo trimestre e poi 0,2, su tutti i successivi. Dato molto generoso se consideriamo che non stiamo crescendo».

Tria la esclude, ma secondo Renato Brunetta di Forza Italia è inevitabile una manovra correttiva.

Già con una crescita dello 0,6 «il rapporto deficit/Pil per il 2019 dovrebbe aumentare al 2,4%, ovvero oltre l'obiettivo fissato dalla Commissione». «Grazie al governo siamo al caso Italia.

Il governo esca dai social e riveda la sua politica economica», attacca Mariastella Gelmini presidente dei deputati azzurri.

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