Cronache

Il focolaio di legionella allarma Busto Arsizio. Acquedotto sotto accusa

Vittima un 78enne, 15 altri casi accertati Il sindaco Antonelli: "Tutto sotto controllo"

Il focolaio di legionella allarma Busto Arsizio. Acquedotto sotto accusa

Milano Ieri mattina il sindaco Emanuele Antonelli lo ha scritto sul suo profilo Facebook aggiungendo grandi punti esclamativi rossi come a voler sdrammatizzare una situazione che, con i suoi troppi punti interrogativi, tensione la crea a prescindere. Quindi, con il tono incrinato dalla preoccupazione (comprensibile) di chi, in qualità di primo cittadino, è anche responsabile della salute pubblica di tutto il comune di Busto Arsizio (oltre 84mila abitanti nel Varesotto, al sesto posto come agglomerato urbano della Lombardia dopo i capoluoghi di provincia) lo ripete a voce a Il Giornale. «La situazione della legionella è sotto controllo nonostante il morto, un 78enne con gravi patologie - e che per quel che ne sappiamo finora potrebbe essere morto anche di altro - e altri 15 casi accertati (11 uomini e 4 donne tra i 56 e i 92 anni) che al momento si trovano tutti nelle loro abitazioni. Per il momento secondo le autorità sanitarie territoriali non si può parlare di focolaio. Al punto che - conclude Antonelli - proprio per tutte le incognite che ci stiamo trovando ad affrontare, avrei voluto chiudere l'acquedotto, ma mi è stato detto di non farlo. L'acqua del rubinetto, si può bere, basta farla scorrere».

Legionella, questa (letale) sconosciuta. Da venerdì i tecnici di Alfa (la società che cura gli acquedotti) e gli esperti di Ats Insubria, stanno cercando di identificare l'origine del problema nel comune di Busto. Per adesso si cerca di circoscrivere la zona colpita che dovrebbe essere molto estesa e riguarda tutta l'area a Nord-ovest della città: tanti casi, la maggior parte, nell'area di Madonna Regina (anche se l'unico deceduto, tanto per fare un esempio, non risiedeva lì ma dalla zona di San Michele), ma sotto controllo c'è anche tutta l'area di Beata Giuliana, San Giuseppe (quindi la zona dell'ospedale), appunto San Michele e i dintorni del tribunale, spostandosi verso i Cinque Ponti.

Per adesso però non si è ancora riusciti a capire da cosa sia stato generato il batterio, al punto che potrebbe non essere la rete idrica la responsabile dei contagi, visto che la legionella si annida spesso negli impianti di condizionamento e, per fare un esempio, anche un supermercato potrebbe sprigionare nell'aria le dannosissime particelle. Il sospetto più fondato però, dopo i forti temporali delle scorse settimane, punta all'effetto vaporizzazione causato da una torre di raffreddamento. Intanto, per precauzione, l'acqua è stata sottoposta a iperclorazione.

Tutti scongiuriamo quel che accadde nel luglio di due anni fa, quando la Lombardia piombò in un vero e proprio incubo. Alle porte di Milano, nel comune di Bresso, il batterio della legionella infettò 52 persone, uccidendone 5. Ma non è nulla rispetto a quanto successo un mese dopo nel Bresciano. Un focolaio di polmonite batterica, sovrapposto alla legionella, colpì 9 comuni e si estese anche all'Alto Mantovano.

Alla fine si contarono circa 750 casi diagnosticati, una media di 16 al giorno tra il 25 agosto e il 10 ottobre 2018, con almeno 7 morti.

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