Cronache

Un folle spara al parco giochi. Tre vittime, poi si toglie la vita

Pignani fa una strage, un altro passante sfiorato da un proiettile. Si barrica in casa, suicida prima dell'irruzione

Un folle spara al parco giochi. Tre vittime, poi si toglie la vita

Strage sul litorale romano. Assassinati due bambini di 5 e 11 anni, David e Daniel Fusinato, morto ammazzato un pensionato che ha cercato inutilmente di difenderli, Salvatore Ranieri, 74 anni. Lo squilibrato che alla fine si è tolto la vita si chiamava Andrea Pignani, 35 anni. Salvo per miracolo un altro uomo che stava gettando la spazzatura, sfiorato da un settimo proiettile esploso dal pazzo omicida. Uccisi con quattro colpi calibro 7,65, alla testa e al torace, i bambini, mentre due colpi hanno stroncato la vita del 74enne, un ex autista Atac che sopraggiungeva in bicicletta. Dopo essersi barricato per ore in casa, Pignani esplode l'ottavo colpo contro di sé.

Domenica di sangue a Colle Romito, un consorzio di villini nel comune di Ardea. Comincia tutto poco prima delle 11, quando lo squilibrato torna a casa e prende la pistola semiautomatica appartenente al padre defunto, una guardia giurata. In passato Pignani avrebbe già mostrato l'arma nel quartiere minacciando i vicini, fra questi il padre dei ragazzini, Domenico Fusinato agli arresti domiciliari. Per alcuni avrebbe anche esploso colpi in aria. «Aveva più volte terrorizzato i residenti con l'arma - spiega il presidente del Consorzio Romano Catini - la vigilanza lo aveva segnalato». I militari avrebbero chiesto alla madre di consegnare l'arma, ma non era stata trovata. Questa volta Pignani si dirige in via degli Astri, sotto l'abitazione di Fusinato. Quando vede due bambini nel parchetto non ci pensa due volte e fa fuoco lasciandoli agonizzanti a terra. Arriva in bicicletta il 74enne che assiste alla scena, urla al pazzo di fermarsi, viene colpito anche lui da altri due proiettili che lo uccidono all'istante. La moglie del poveretto, Patrizia Caschera, segretaria di redazione al Centro Serena Tv, è al lavoro. Pignani a quel punto si dirige verso casa sua, in via Andromeda, dove vive con la madre. All'interno non c'è nessuno. Si chiude dentro e non risponde più. Mentre i sanitari del 118 tentano l'impossibile per rianimare i piccoli, inutilmente, i carabinieri circondano l'abitazione. «Sono morti stringendo le mani al papà - racconta la nonna, Sonia -. Erano due bimbi gioiosi, amavano il mare e giocare a pallone. Il più grande era una promessa dell'Ostia Mare. L'ambulanza è arrivata troppo tardi».

Tocca agli esperti del Gis, il Gruppo intervento speciale, le «teste di cuoio», far irruzione assieme ai carabinieri dell'antiterrorismo, l'Api, Aliquota pronto intervento. I mediatori cercano di parlare con il folle, in passato sottoposto a Tso all'ospedale dei Castelli Romani. L'uomo resta in silenzio. Nemmeno quando arriva la madre per convincerlo ad arrendersi. «Apri la porta», gli dice. Niente. La trattativa va avanti per 4 ore. Le forze speciali dei carabinieri, dopo aver sorvolato la zona con elicotteri e droni, aspettano solo il via libera del magistrato. Quando il pm della Procura di Velletri, Vincenzo Antonio Bufano, sta per dare l'ok, sono le 15,30, si sente un colpo di pistola. È davvero finita. Pignani si è tolto la vita. I militari sfondano la porta a colpi di mitraglietta e quando entrano lo trovano in camera da letto. La pistola a terra. Sotto choc i genitori dei bambini e la moglie dell'anziano. Sconvolta l'intera comunità della cittadina laziale a sud di Roma. «Siamo stati senza luce per ore, poi abbiamo sentito gli spari e abbiamo capito che era finito tutto».

I Fusinato si sono trasferiti a Colle Romito da Ostia un paio di anni fa quando al capofamiglia Domenico vengono concessi gli arresti domiciliari. L'uomo, difatti, viene arrestato proprio dai carabinieri della Dda nell'operazione Maverick, e accusato di associazione a delinquere. Appartenente al clan siculo dei fratelli Triassi, braccio destro di Marco Esposito, detto Barboncino, e protetto dal defunto Fabrizio Piscitelli, Diabolik, l'uomo si era fronteggiato con pistole e coltelli con Ottavio e Carmine Spada.

Un episodio risolto con una pax mafiosa nel summit di Grottaferrata fra Diabolik e la famiglia Casamonica.

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