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Fondazione Open, spunta la società della donna di fiducia di Lotti

Dalle pagine dell'inchiesta sulla fondazione, spunta il nome di Eleonora Chierichetti: ex capo segreteria del ministro con una Sas con l'uomo del prestito a Renzi

Fondazione Open, spunta la società della donna di fiducia di Lotti

Mentre proseguono le indagini della Procura di Firenze sulla fondazione Open, ecco che spuntano nuovi elementi. Per ora, nel registro degli indagati figurano Alberto Bianchi e Marco Carrai, rispettivamente ex presidente ed ex consigliere di Open. Ma le centinaia di pagine dell'inchiesta sulla fondazione sono piene di sorprese.

A partire dalla società Medicea di Eleonora Chierichetti costituita il 22 novembre 2018. A sottoscrivere le quote della Sas sono due legali, Alberto Bianchi e Alberto Maria Bruni, l'imprenditore Riccardo Maestrelli e una giovane donna laureata in scienze del turismo, Eleonora Chierichetti.

Se il nome di Maestrelli è già noto alle cronache (Riccardo è infatti rampollo della famiglia che ha prestato a Renzi i 700.000 euro per l'acquisto della super villa di Firenze da 1,3 milioni di euro), ce n'è un altro invece che pare nuovo. Quello di Eleonora Chierichetti.

Ex capo segreteria di Luca Lotti ai tempi titolare del ministero dello Sport, Chierichetti ha interrotto tutti i rapporti di lavoro con Palazzo Chigi il 2 giugno 2018, cinque mesi prima di costituire la Sas che porta il suo nome. La sede della società, come spiega La Verità, si trova nel capoluogo toscano presso lo studio dell'avvocato Alberto Bianchi. Con un capitale sociale di soli 2.000 euro, opera sul mercato della "consulenza e della pianificazione strategica, finanziaria e commerciale di advocacy, servizi alle imprese nei settori legale, della comunicazione, delle pubbliche relazioni, del marketing, del Web e dei social media".

Ma veniamo ora alle relazioni con la fondazione Open. La Sas è citata negli atti come testimonianza degli incroci di interessi economici esistenti tra i finanziatori, come Riccardo Maestrelli, e gli uomini d'apparato renziani, come Alberto Bianchi. Il sospetto dei pm fiorentini, riporta il quotidiano, è che la fondazione abbia unito gli ambienti degli affari con quelli della politica sfuggendo ai controlli rigorosi, in tema di trasparenza finanziaria e di finanziamento ai partiti, imposti ai soggetti politici. Una ipotesi che non si ferma solo alla società Medicea, ma che riguarderebbe anche altri nomi e aziende che si intrecciano in vari momenti nel piccolo mondo dell'ex premier. Ed ecco quindi che si fa riferimento all'associazione Firenze-Cina con i suoi fondatori Marco Carrai, Fabrizio Landi e Jacopo Mazzei. Per non parlare poi della famiglia Toto, centro di confluenza dei due filoni giudiziari per i rapporti sia con Bianchi sia con Patrizio Donnini (quest'ultimo indagato insieme alla socia Lilian Mammoliti sulle plusvalenze sospette incassate dal gruppo Toto).

Insomma un groviglio di nomi e società che stanno facendo tremare tutto il sistema.

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