Cronache

Ecco i piani dell'offensiva Ong

Un patto d'acciaio ha riunito un piccolo esercito di navi. Il ruolo di Alarm Phone. E le ambiguità sui "salvataggi"

Ecco i piani dell'offensiva Ong

Le Ong talebane dell'accoglienza hanno scatenato l'offensiva. «É un piano coordinato per metterci in difficoltà durante l'estate, quando sono fisiologici gli aumenti delle partenze dalla Libia» ha rivelato una fonte del Giornale in prima linea sul fronte del mare. Queste le «prove» dell'offensiva coordinata e studiata da tempo.

LA «SANTA» ALLEANZA DELLE ONG

Il 23 novembre Oscar Camps, fondatore di Open arms, Giorgia Linardi, portavoce di Sea watch, Erasmo Palazzotto, deputato di Liberi e uguali, in veste di rappresentante di Mediterranea, la costola italiana dei talebani dell'accoglienza, organizzano una conferenza stampa a Barcellona. E annunciano la formazione di «United4Med», un patto d'acciaio fra le Ong estremiste. Alessandro Metz, armatore di Mare Jonio, una delle navi poi finita sotto sequestro, spiega bene di cosa si tratta: «Un'alleanza che nel momento in cui si voleva desertificare il Mar Mediterraneo mette in moto una flotta solidale europea».

IL CENTRALINO PER I MIGRANTI

Alarm phone, il centralino dei migranti, che risponde ad un numero francese, riceve le telefonata dai gommoni con i satellitari, quasi sempre in mano agli scafisti. I due velivoli di ricognizioni Colibrì e Moonbird decollano da Lampedusa e sorvolano i migranti segnalandoli alla nave «umanitaria» più vicina. Se stanno arrivando le motovedette libiche vengono lanciati i Rhib, i gommoni veloci, per arrivare prima.

GOMMONI IN BUONE CONDIZIONI

«Noi li abbiamo trovati su un gommone, che in realtà era in buone condizioni. Il problema è stato che ci trovavamo in zona libica e i libici stavano arrivando a prenderli, quindi immediatamente li abbiamo caricati sulla barca e siamo partiti». Queste parole, riferite ai migranti, sono state pronunciate su SkyTg24 da Giulia Berberi, medico a bordo della barca a vela, Alex, di Mediterranea. Carola Rackete di Sea watch è indagata per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e anche il «soccorso» della Alan Kurdi è sospetto.

LE NAVI GIÀ PRONTE

Open arms, la nave dell'omonima Ong spagnola, è pronta a recuperare migranti. Ieri pomeriggio si trovava all'altezza del porto tunisino di Sfax a metà strada verso le coste libiche. Il 29 giugno, poche ore dopo il sequestro di Sea watch la nave spagnola è stata la prima a muoversi salpando da Napoli dove era ospite del sindaco Luigi De Magistris. Da ovest stava arrivando come «rimpiazzo» l'Alan Kurdi di Sea eye.

LA ROTTA VERSO L'ITALIA

L'Alan Kurdi, battente bandiera tedesca, venerdì mattina ha recuperato 65 migranti a 34 miglia dalla Libia. E il giorno dopo era già di fronte a Lampedusa. La Tunisia, il paese più vicino, non viene ostinatamente considerata porto sicuro. L'ex ammiraglio Fabio Caffio, esperto di diritto marittimo, ribadisce: «La Tunisia non vuole farsi coinvolgere, ma è un porto sicuro. Si tratta di un paese evoluto, che rispetta i requisiti dello stato di diritto». Pure Malta viene bypassata. La decisione di puntare sempre sull'Italia è chiaramente politica.

FINANZIAMENTI E POLITICA

Fra i fondatori dell'Ong tedesca Sea eye spicca la Chiesa evangelica tedesca. Le chiese protestanti in Germania finanziano anche Sea watch con almeno 262.435 per l'aereo Moonbird. Il presidente della Chiesa evangelica, Heinrich Bedford-Stroh, ex tesserato del partito Social democratico tedesco, ha stretto un patto con il sindaco di Palermo Leoluca Orlando a favore delle Ong estremiste. Orlando è uno degli sponsor di Mediterranea, armatore della barca Alex, assieme a De Magistris.

L'OFFENSIVA LEGALE

Sul fronte legale sono mobilitati i Giuristi democratici e l'Associazione per gli studi giuridici sull'immigrazione (Asgi). Giovedì, Cesare Antetomaso, dell' esecutivo dei Giuristi democratici assieme all'estremista di sinistra Luca Casarini e al primo cittadino di Napoli De Magistris, ex magistrato, hanno portato il caso italiano ad un panel presso il Consiglio dei diritti umani dell'Onu a Ginevra. I talebani legali dell'accoglienza si sono mobilitati in ricorsi al Tar e alla Corte europea dei diritti dell'uomo fornendo consulenza pure a Sea watch. Asgi ha intascato lo scorso anno da enti pubblici quasi 150mila euro ed è finanziata con 310mila euro dall'enigmatica Charlemagne onlus.

Oltre che da Open society la fondazione di George Soros.

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