Il bianco e il nero

"Omofobo". "Solo vili ricatti...". Ancora scontro su Fontana e La Russa

Per la rubrica Il bianco e il nero abbiamo interpellato gli storici Franco Cardini e Piero Ignazi sul pericolo del ritorno del fascismo in Italia

"Omofobo". "Solo vili ricatti...". Ancora scontro su Fontana e La Russa

La sinistra ha gridato allo scandalo per l'elezione di Lorenzo Fontana a presidente della Camera e di Ignazio La Russa a presidente del Senato, colpevoli di omofobia e di nostalgia del fascismo. Per la rubrica Il bianco e il nero ne abbiamo parlato con gli storici Franco Cardini e Piero Ignazi.

Esiste il rischio del ritorno del fascismo in Italia?

Cardini: “Assolutamente no. Se per fascismo intendiamo un sistema che accorpi autoritarismo e totalitarismo con la violenza e la costrizione, la mia risposta è no. Anche se la storia è piena di corsi e ricorsi storici, non credo che il 'fascismo reale' possa tornare. Poi sarei favorevole se si potesse ammettere che chi vuole potesse tornare a dirsi fascista così come hanno fatto alcuni vecchi comunisti. I padri costituenti, d'altro canto, hanno relegato nella XII disposizione transitoria il divieto di ricostituzione del Partito Nazionale Fascista con i connotati storici che aveva assunto nel tempo, ma nella Costituzione non c'è una riga contro la costruzione di un nuovo eventuale nuovo movimento di tipo fascista. E questo perché i padri costituenti si sforzavano di essere dei sinceri democratici e non potevano nemmeno concepire il delitto di pensiero. Nella Costituzione non si proibisce di essere fascisti, ma solo la creazione di un preciso Pnf”.

Ignazi: “Nelle forme che abbiamo visto cento anni fa, no. Dal Dopoguerra in poi non si è verificato da nessuna parte, ma questo non significa che non vi siano forme di involuzione autoritaria illiberale come abbiamo visto in Ungheria”.

La Meloni sarà la prima donna di destra a entrare a Palazzo Chigi. Anomalia? Dove ha sbagliato il femminismo di sinistra?

Cardini: “Questa è una bella domanda che andrebbe rivolta a una femminista di sinistra. Io non sono né un avversario delle donne né un femminista né un uomo di sinistra, se non solo dal punto di vista socio-economico. Sono, perciò, un cattivo interprete del pensiero delle femministe di sinistra. Sta di fatto che la prima donna che è riuscita a ottenere il diritto ad avere per prima l'investitura di guidare il prossimo governo è una donna che non è di sinistra, non è femminista, non è abortista e ha persino dei dubbi sul divorzio. La verità è che negli ultimi decenni hanno raggiunto dei traguardi in vari campi, mentre i cosiddetti 'maschietti' sono stati inferiori”.

Ignazi: “Non mi sembra vi sia una relazione tra le due cose. Poi, abbiamo già avuto leader femminili e femministe come Emma Bonino. Donne capaci si affermano a destra, al centro e a sinistra e il femminismo non c'entra nulla. Il merito delle donne di sinistra sta nell'aver combattuto per la parità a tal punto che anche chi non ha combattuto se ne avvantaggia”.

Il caso di Paola Egonu è simbolo di un'Italia razzista?

Cardini: “No, molti italiani hanno dei pregiudizi. È l'ignoranza degli italiani è diventata così enorme che si confonde la nazionalità come gruppo etnico e la nazionalità come valore civile. Chi lo fa commette un errore ridicolo, ma non vedo perché una persona che riceve un affronto di questo tipo ne debba trarre un elemento di condanna generale per tutti gli italiani”.

Ignazi: “No, quello è un caso isolato. Il razzismo, in Italia, non si vede nei confronti dei personaggi pubblici, ma nel fatto che non si affittino le case alle persone di colore che, poi, vengono insultate nei luoghi pubblici. C'è un sentimento di intolleranza diffuso e temo che lo si veda bene quando su esce fuori dalle aree Ztl”.

L'elezione di Lorenzo Fontana viene contestata per le sue idee di cattolico tradizionalista eppure quando è stato eletto Fausto Bertinotti nessuno ha gridato allo scandalo. Lei cosa ne pensa?

Cardini: “Gridare o non gridare allo scandalo è una funzione della malafede politica. Basti pensare che la Costituzione italiana è stata fatta in gran parte non da antifascisti, ma da ex funzionari o uomini di pensiero che erano stati sinceramente fascisti e alcuni di loro avevano appoggiato con entusiasmo le leggi razziali del '38. Poi, oltretutto, bisognerebbe chiedersi se Bertinotti sia ancora comunista...”.

Ignazi: “Se Fontana si fosse presentato per una carica a Bruxelles avrebbe fatto la fine di Rocco Buttiglione che non venne accettato come commissari proprio per le sue idee illiberali. Tra queste c'è l'omofobia di cui Fontana ha dato abbondanti prove. Ma non solo. Ha anche dato prove di vicinanza con l'estrema destra e, quindi, credo che avrà molti problemi ad essere accettato negli ambienti democratici e liberali europei”.

Anche l'elezione di Ignazio La Russa viene fortemente contestata per il suo passato nel Msi eppure è stato già ministro della Difesa. Perché ora sarebbe inopportuno che presieda il Senato?

Cardini: “È evidente che sono tutte accuse strumentali. Che La Russa sia stato nel Movimento Sociale e si è dichiarato fascista è un fatto noto. Questi sono tentativi di ricatto vili e spregevoli e neppure efficaci. Se si voleva essere così duri e puri contro chiunque era stato fascista (compresi i tanti intellettuali che sono, poi, entrati nel Pci) si doveva contestare, persino, l'ingresso nel Parlamento al signor La Russa o, addirittura, il suo ingresso nelle liste elettorali. Si sarebbe dovuto sciogliere il Movimento Sociale e sarebbe stato anche molto facile farlo. Non è stato fatto, però, perché il MSI serviva, per diversi motivi, sia alla Democrazia Cristiana sia al Pci. Mi sputerei se io dovessi usare l'arma dell'antifascismo per ostacolare la carriera politica di qualcuno. A sinistra non lo fanno perché, come dice Cacciari, sono dei vili”.

Ignazi: “Anzitutto il problema di La Russa non è che, in gioventù, abbia militato nel Msi, ma che tenga ancora in casa i cimeli di Mussolini. Questo è la prova che dimostra la sua fedeltà oggi al fascismo. Per noi sembra una cosa normale, ma nei Paesi come la Francia, l'Inghilterra e gli Usa che hanno combattuto il fascismo, lascia alquanto interdetti. La differenza è che la carica di ministro era legata a una maggioranza politica, mentre il presidente del Senato è una figura di garanzia che dovrebbe rappresentare tutti. Poi, La Russa è un politico di lungo corso e, magari, saprà come comportarsi meglio di altri presidenti del Senato del passato.

Ma, dal punto di vista della sua biografia politica, essere la seconda carica dello Stato e dimostrare simpatia e attaccamento nei confronti del regime fascista è sicuramente un problema per la nostra Repubblica antifascista”.

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