Formentera si ribella agli italiani: "Maleducati"

Polemiche dopo l'incendio innescato dal razzo sparato da un nostro connazionale

Formentera si ribella agli italiani: "Maleducati"

Madrid - Più che una goccia è stato un fulmine. Una saetta di fuoco che ha incenerito il vaso in cui era mal celata la sopportazione degli abitanti di Formentera verso la massiccia invasione stagionale degli italiani. Il nostro concittadino che, martedì notte, ha avuto la pessima idea di sparare un razzo di segnalazione dal suo yacht dentro l'area naturale protetta d'Espalmador, lungo la costa, ha bruciato una preziosa fetta di macchia mediterranea e ha riacceso antichi rancori e antipatie verso gli italiani, residenti e vacanzieri.

Davanti alle fiamme che divoravano l'isolotto, per colpa del 43enne Roberto P., e davanti al lavoro di due squadre di vigili del fuoco, gli isolani hanno perso la pazienza, e, qualcuno, ieri mattina, davanti al Commissariato dove l'italiano piromane era stato tradotto e poi rilasciato su cauzione, ha urlato che «el macarone», venisse consegnato alla gente di Formentera. «Macarones» e «Motorinos» sono gli epiteti con cui gli isolani delle Baleari ci chiamano. Tempo fa, comparve anche una scritta molto indicativa del livello di odio raggiunto: su un muro nel centro di Es Pujols una mano anonima aveva vergato, «Fuera los Italianos de la isla!». Un malcontento che è purtroppo presente da oltre un decennio e che in estate raggiunge la vetta tra i 12mila formenterensi. A guardare i numeri ci si rende conto anche del perché. In estate la presenza degli italiani tocca il 56 per cento del totale. La maggior parte sono turisti «low-cost»: arrivano con voli pagati meno di 50 euro, girano le discoteche, bevono molto, usano droghe, «urlano, schiamazzano e sono maleducati», per concludere con le parole esasperate dei suoi abitanti. Questo genere di turismo «mordi e fuggi», composto di giovani che spesso non dormono in hotel, non porta alcuna ricchezza all'isola, alimentando la speculazione degli alloggi senza permesso e con affitto in nero. Formentera, fino a qualche anno fa, subiva un turismo diverso: quello di ricche famiglie del Nord Europa e, soprattutto, di vip italiani e stranieri che spendevano parecchio. Ora, come succede dagli anni Novanta all'attigua Ibiza, il turismo di Formentera si è «sporcato» di questo nuovo genere di turismo, molto cafone e chiassoso, molto mal visto dai residenti, costretti a pagare tasse locali più salate per dare più risorse agli agenti di polizia che devono regolare il traffico e vigilare su migliaia di teste calde. Così come a Ibiza, dove la regola è che non ci sono regole, anche l'isola meno popolata delle Baleari paga questa contaminazione e gli esempi di cafoneria si sprecano.

Poi ci sono gli italiani residenti, quelli che controllano oltre il 60 per cento delle attività turistiche. Quelli che hanno avuto molto successo economico. Sono invidiati e infastiditi dalla burocrazia locale. Alla fine degli anni Settanta affittavano motorini (da qui il nomignolo), ora sono i padroni dell'isola, pagano molte tasse, e subiscono un'ondata di odio esagerata per colpa delle intemperanze di alcuni connazionali. In tv un residente è chiaro: «Gli italiani girano ubriachi già alle otto di sera sugli scooter, coi loro aperitivi occupano e sporcano le dune di sabbia. Sono rumorosi, arroganti e maleducati. Non li vogliamo».

Nel forum Internet del Diario de Ibiza, si legge di peggio: «non hanno rispetto e non capiscono lo spirito dell'isola, vanno in spiaggia tutti eleganti, poi inseguono i vip, cercano i calciatori e le veline pensano soltanto all'aperitivo più figo non sanno di trovarsi in un posto meraviglioso».

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