D ovrebbe essere la settimana decisiva. Ma il week end si porta dietro poche certezze e molti dubbi, con la strada per le riforme che sembra essere sempre più in salita. Colpa soprattutto delle tensioni interne a Forza Italia, dove la fronda continua a minacciare di votare contro - o quantomeno uscire dall'Aula - e con un Raffaele Fitto che ieri ha deciso di affondare il colpo.
La lettera «aperta» a Silvio Berlusconi buttata giù dall'ex ministro e rimbalzata sulle agenzie di stampa è infatti piuttosto tranchant e punta il dito su quelli che, secondo Fitto e chi la pensa come lui, sono gli errori di un partito che «ha un atteggiamento passivo» e «sbaglia a non discutere». «Non sono, non siamo contro le riforme. Ciò che crea grande perplessità - scrive Fitto - sono invece due ordini di questioni: i contenuti della proposta in campo e la fretta. Sembriamo ipnotizzati da Renzi». Dopo essere entrato nel merito (dalla querelle sul Senato elettivo o no fino alla legge elettorale), arriva l'affondo: «Stiamo sbagliando a non discutere in modo più approfondito, ed è ancora più sbagliato porre una sorta di questione di fiducia su di te ogni volta che qualcuno solleva una più che ragionevole questione di merito, usando a seconda delle convenienze il patto del Nazareno per bloccare la discussione». E ancora: «Non mi pare giusto, ogni volta che qualcuno parla nel merito, dire che si mette contro Berlusconi».
Un messaggio, quello di Fitto, chiaramente indirizzato a chi in Forza Italia si sta spendendo affinché l'accordo sulle riforme tenga, da Denis Verdini al capogruppo al Senato Paolo Romani. Che, dopo un lungo conciliabolo con Arcore e ormai passate le nove di sera, replica: «Non capisco il senso della richiesta di prendere tempo. Tempo per cosa? Per sfilarci da un processo riformatore che appartiene anche a noi, anzi che chiediamo da sempre, da prima della sinistra?».
Il rischio, a questo punto, è che la tensione dentro Forza Italia continui però a salire, tanto che adesso sono in molti a scommettere che la riunione di domani di deputati e senatori a cui dovrebbe partecipare Berlusconi potrebbe saltare. Soprattutto per evitare il rischio di un nuovo sfogatoio, perché tra gli scontenti non c'è solo Fitto (che comunque in quanto europarlamentare domani non sarebbe presente). Augusto Minzolini, per esempio, continua a dire che voterà contro e ieri ha pure risposto per le rime a Matteo Renzi che aveva ironizzato sulla sua posizione («ha l'abitudine a criminalizzare chi dissente»).
Prima del silenzio che in Forza Italia è seguito alla sortita di Fitto - deciso, è ormai chiaro, a proporsi come capo dell'opposizione interna - in molti si erano però spesi a favore dell'accordo. Frondisti a parte, infatti, tra gli azzurri sono tanti quelli convinti che si debba andare avanti e rispettare il patto del Nazareno. Dallo stesso Romani («spero in una approvazione veloce e che poi si passi subito all'Italicum») fino a Daniela Santanchè («è essenziale che le riforme vengano fatte»).
E infatti Renzi resta ottimista, convinto che sul voto ci sarà una «ampia maggioranza». «Non temo oppositori», dice il premier. Che non pare curarsi troppo del fronte aperto ieri da Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio che gli hanno recapitato una sorta di ultimatum. «Il M5S ha messo alla prova la velocità di Renzie e ne ha constatato la lentezza da bradipo. Il M5S - scrivono sul blog - ha risposto alle richieste del Pd in tempo reale, il Pd ha fatto ammuina. Aspettiamo una risposta nelle prossime 24 ore».
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