Lo definisce un «risultato clamoroso». Paolo Romani, capogruppo dei senatori azzurri, fa due conti: «La storica riforma del Senato è passata con 183 voti. Dunque, i nostri 40 consensi sono stati determinanti. Senza il nostro aiuto la maggioranza sarebbe stata minoranza».
Senatore, non è una contraddizione che l'opposizione faccia da stampella al governo?
«No. Noi facciamo l'interesse del Paese e il nuovo Senato era atteso da molto tempo. C'è un discorso di Berlusconi del 2 agosto 1995 che spiega la necessità di rivedere l'architettura istituzionale. Da allora sono trascorsi 19 anni».
Insomma, il patto del Nazareno è ormai collaudato?
«Possiamo dire che la maggioranza renziana ha partorito molte chiacchiere e tanto fumo. Annunci su annunci, almeno per ora...»
E poi?
«Poi c'è un passaggio storico, concreto, tangibile, sia pure in prima lettura, che senza di noi sarebbe finito nel solito calderone delle promesse svanite. L'asse Renzi-Berlusconi è il solo che può spingere verso la modernizzazione il Paese. Mi pare una notizia molto importate, appunto clamorosa».
Il prossimo passo?
«Il duo Renzi-Berlusconi porterà a casa anche l'Italicum».
Con qualche modifica?
«Con qualche modifica, ancora da valutare. Non è stato accettato, purtroppo, il capitolo rafforzamento dei poteri del premier, ma ci riproveremo in un secondo momento».
Il tema è contenuto nei famosi allegati segreti del patto Renzi-Berlusconi?
«Non si preoccupi, non ci sono misteri o inciuci sotterranei, ma c'è l'assoluto bisogno di un governo che possa governare».
Intanto, il Pil registra il segno meno e l'Italia sprofonda ancora nella recessione.
«Vede, su questo versante registriamo l'assoluta inconcludenza di Renzi e del suo governo. Anzi, degli ultimi tre esecutivi che si sono alternati a Palazzo Chigi, fra l'altro senza alcuna legittimazione popolare».
Dunque, alleati con il premier ma solo fino a un certo punto?
«Alleati, e non è una clausola retorica, su ciò che serve al bene del Paese. La politica economica di Renzi, finora, non ha prodotto risultati. Solo bla bla . Anzi, il debito pubblico, che è il nostro principale problema, non è stato aggredito. La casa, che è la risorsa principale degli italiani, è stata caricata di tasse. E non si capisce nemmeno se il commissario alla spending review Cottarelli sarà licenziato oppure no».
Si fanno continue previsioni su un possibile ritorno al voto nel 2015. Lei lo spera o magari preferirebbe entrare in qualche modo nell'esecutivo?
«Oggi in questo contesto siamo indisponibili».
E un domani?
«Aspettiamo Renzi al varco. Si deve dare una mossa: ma dove li troverà i 16 miliardi attesi per il 2015 dalla spending review ?».
Sono «cavoli di Renzi», come dice Giovanni Toti oppure no?
«Il rischio è quello di arrivare col fiatone ai primi mesi del 2015. Con un deficit sopra il 3% e con la necessità di impostare una manovra lacrime e sangue».
A quel punto?
«Noi temiamo che la sinistra faccia sempre la sinistra. Tasse e ancora tasse. Invece dobbiamo tagliare la spesa dello Stato e realizzare le riforme assolutamente necessarie».
Magari alla tedesca?
«Non voglio essere frainteso»
Non sia criptico.
«Un grande coalizione, modello Merkel, ha senso se ha un programma ambizioso e non ideologico su fisco, tasse, burocrazia. Altrimenti non ci interessa».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.