Forza Italia incalza: "Basta “promessite” il premier passi ai fatti"

Partito critico sui troppi annunci vuoti e sull'abuso di decreti: serve più coraggio. Ma non facciamo opposizione a prescindere

Forza Italia incalza: "Basta “promessite” il premier passi ai fatti"

Giovinazzo (Ba) - Il ritorno allo spirito movimentista. La necessità di confrontarsi con i limiti e i confini dell'«opposizione responsabile». L'evocazione della passione per la politica come bussola e ricetta «sempreverde» per intercettare il consenso.

Nella seconda giornata del Campus di Giovinazzo, i dirigenti di Forza Italia tastano il polso della platea e misurano il gradimento su scelte e strategie da mettere in campo nelle prossime settimane. Sotto la lente di ingrandimento inevitabilmente finisce il renzismo, la «promessite», il vizio di forma e di sostanza del leader del Pd e della sua politica degli annunci.

La volontà è quella di far capire che non bisogna confondere il patto del Nazareno con l'identità di Forza Italia come forza di opposizione. La sequenza di «moniti» è costante, distillata praticamente in tutti gli interventi.

La prima stoccata è quella di Francesco Paolo Sisto. «Il renzismo è un “ismo” e come tale ha aspetti per noi inaccettabili. La politica di Renzi è nei decreti legge, siamo a 21. Neanche nelle più rosee previsioni negative si sarebbe pensato a un abuso - anzi a un fuoriuso - del genere». Il secondo colpo viene battuto da Mariastella Gelmini. «Serve il coraggio da parte di Renzi di mettere da parte la popolarità e risolvere problemi. Per ora l'unica riforma messa a segno è quella del Senato, grazie alla responsabilità di Forza Italia. Ora si passa alla promessa di assunzione di 150mila precari. Sarebbe drammatico illudere tante persone». Raccoglie il testimone Laura Ravetto che cita il protagonista di Ritorno al futuro che canta il rock di Johnny be good e poi dice: «Questa musica non la potete ancora capire ma ai vostri figli piacerà». «Lo so che vi sentite più incavolati che responsabili, ma io non credo a una opposizione a prescindere a Renzi. Non dobbiamo creargli il nemico in modo che possa dire che c'è chi gli impedisce di fare le cose. Dobbiamo incalzarlo sulle cose concrete, sulla sua “promessite” che lo porta a fare la sparata e poi aspettare che passi la nottata».

Chi sposta il tiro da Renzi per porre interrogativi sulla ricostruzione della coalizione di centrodestra sono Francesco Storace, Maurizio Gasparri e Altero Matteoli. Il primo accende i riflettori su una priorità: «Non ho la preoccupazione del rapporto tra il governo e Forza Italia. Noi dobbiamo innanzitutto ricostruire il centrodestra e una comunità che lotta per le stesse idee e gli stessi valori». Il secondo si sofferma sulle condizioni per ricostruire una coalizione. «Non è tempo di micropartiti personali. Se si vuole fare parte di una coalizione di centrodestra non si deve stare in un governo di centrosinistra. E poi deve valere il principio, ad esempio per la Lega, che o ci si allea ovunque oppure da nessuna parte». Il terzo si chiede quanto durerà «l'emergenza che fa stare Ncd insieme al centrosinistra, perché non ci si può definire di centrodestra continuando in eterno a stare dall'altra parte». Infine arriva il momento di Raffaele Fitto, protagonista della battaglia per l'introduzione delle primarie per la selezione della classe dirigente. «Io sono in Forza Italia, ci sto da tanti anni e ci starò ancora. Quando dico cosa penso c'è sempre un sottofondo che ti accompagna fuori dal partito. Le primarie non sono un dogma, ma ricordo che Toti a luglio ha sottoscritto le primarie fuori da Montecitorio.

Il punto, però, è un altro: c'è una crisi identitaria nel nostro elettorato e non possiamo fare finta di non vederla dopo aver perso 9 milioni di voti. Molti elettori non sono andati a votare ma sono ancora lì, nell'anticamera dell'abbandono. Dobbiamo dare loro un segnale e restituire credibilità al nostro partito per consentirgli di sceglierci ancora».

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