Forza Italia vince sui voucher. E adesso pungola il Carroccio

Piano per sbloccare i debiti della Pa verso le imprese. Stoccata alla Lega: "Non esiste solo l'immigrazione"

Forza Italia vince sui voucher. E adesso pungola il Carroccio

«La primavittoria politica di Forza Italia è sui voucher», dice Antonio Tajani. Alla conferenza stampa sull'offensiva azzurra al decreto dignità, con le capigruppo Anna Maria Bernini e Mariastella Gelmini e il portavoce Giorgio Mulè, il vicepresidente azzurro registra l'annunciata marcia indietro del governo gialloverde su questo punto delle nuove regole sul lavoro, anche se solo per agricoltura e turismo.

E da presidente del Parlamento europeo dà anche una lezione sui rapporti con Bruxelles. «Lo sforamento del tetto del 3% - spiega- non è un tabù, il problema è per fare cosa. Credo che l'Europa dovrà dare flessibilità, com'è stato fatto in passato con altri Stati, ma deve servire per la crescita, per pagare i debiti pregressi della pubblica amministrazione con le imprese e i privati e rimettere in moto lavoro, consumi, economia, facendo tornare denaro nelle casse dello Stato. Con un piano di 2-3 anni si può fare, sarebbe una manovra virtuosa. Ma finora non abbiamo sentito una parola in merito». Che il rapporto deficit-Pil del 3% non sia un «dogma», Tajani l'ha detto più volte, l'importante è che lo sforamento non aggravi il debito ma aiuti la ripresa. Nel 2013 fu lui stesso ad ottenere che il pagamento dei debiti della Pa giustificasse la flessibilità. «Oggi restano 70 miliardi di debiti: sarebbe bello se lo sforamento venisse chiesto per liquidarli», dice Annagrazia Calabria.

Ieri mattina nelle commissioni Finanze e Lavoro della Camera il governo ha iniziato a valutare (benevolmente secondo la viceministro dell'Economia Laura Castelli), due emendamenti presentati da Fi, primo firmatario Simone Baldelli, per la compensazione dei crediti verso la Pa e i debiti verso l'erario di professionisti e imprese.

Ma Forza Italia lancia anche avvertimenti alla Lega contro un decreto che considera espressione del M5s. La Bernini ricorda a Matteo Salvini il programma di centrodestra, parla di «pubblicità ingannevole», di troppe «balle», del rischio che si «rubino i risparmi degli italiani della Cdp», del fatto che «non si farà la flat tax, né il reddito di cittadinanza». L'emendamento sulla tassa piatta per le partite Iva è bloccato e anche la Gelmini dice agli «amici della Lega che non esiste solo l'immigrazione, ma anche il lavoro». È stato dichiarato inammissibile pure l'emendamento di Fi per l'uscita dalla direttiva Bolkestein per imprese balneari e commercio ambulante. Il braccio di ferro con il Carroccio si ripercuoterà sulle alleanze locali? «Noi siamo contro la Bolkenstein - dice Tajani-, la Lega faccia ciò che vuole, ma ha preso un impegno con i cittadini. L'alleanza negli enti locali non è in discussione, saranno gli elettori eventualmente a punire atteggiamenti sbagliati».

Su Facebook la vicepresidente della Camera, Mara Carfagna, ripete l'appello a Salvini: «Fi vuole correggere i tanti errori del dl dignità. Siamo contrari all'aumento dei costi e dei vincoli sui rinnovi contrattuali, alla burocrazia e all'impostazione del provvedimento che diminuirà i posti di lavoro. Continueremo a presentare le nostre proposte e chiediamo agli amici della Lega di darci una mano per approvarle».

Ma gli azzurri sono preoccupati, vedono un provvedimento blindato, temono il

voto di fiducia e lo strozzamento del dibattito, pensano che l'unica possibilità di cambiarlo è alla Camera. «Il decreto Di Maio, dice Sestino Giacomoni- è come la Buona Scuola di Renzi: un bel nome per una pessima legge».

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