Foto choc di un dirigente Pd: Salvini ostaggio come Moro

Il leader leghista imbavagliato in un post su Facebook del segretario dei giovani di Sarzana. I dem si scusano. Il Carroccio: «Non basta, loro sono come le Br»

P rigioniero. Come Aldo Moro. Dietro di lui la stella a cinque punte e lo striscione Brigate rosse. È un fotomontaggio orribile, cucinato da un esponente del Pd spezzino, a funestare il sabato del silenzio elettorale, dando il via ad un'escalation inarrestabile di polemiche. Matteo Salvini, imbavagliato, si ritrova nei panni dello statista Dc, ostaggio virtuale come lui, a distanza di 38 anni. Ma la vittima di questo pessimo scherzo non ci sta e sulla sua pagina Facebook contrattacca: «Eccoli i democratici del Pd, vorrebbero farmi fare questa fine. Per voi una sola parola: vergogna».

La geniale trovata è opera del ventiseienne Edoardo Michele Castaldi, delegato dell'Unione comunale del Pd di Sarzana, estremo lembo di Liguria al confine con la Toscana. Castaldi mette su Facebook il simpatico quadretto che naturalmente non resta inosservato, ma calamita subito sguardi e parole. La consigliera regionale della Lega Stefania Pucciarelli segnala subito il capolavoro alla Digos, poi rilascia dichiarazioni di fuoco al Secolo XIX: «Mi vengono i brividi a pensare che il post sia anche piaciuto». Dall'altra parte, Gianmarco Franchi, segretario provinciale dei giovani Democratici di La Spezia, si scusa. E lo fa anche a nome di Castaldi «che ha capito la gravità del gesto che non si ripeterà».

Poi Franchi prova a derubricare l'episodio, catalogandolo alla voce leggerezza: «Un po' ingenuamente Castaldi ha condiviso uno dei post che si trovano su pagine satiriche». Franchi fa la sua parte, ma ormai la frittata è fatta e poi il colpo è ancora più duro perché assestato nel giorno della tregua elettorale, a ridosso delle urne in cui Salvini si gioca la leadership nel centrodestra.

«Dopo un gesto così grave - controreplicano i presidenti dei gruppi parlamentari del Carroccio Massimiliano Fedriga e Gian Marco Centinaio - chiedono solamente scusa e fanno finta di niente. Ma non si può ridurre tutto a una bravata. Si riempiono la bocca di belle parole ma sono i primi a istigare alla violenza. Il Pd è come le Brigate Rosse ma non ha il coraggio di ammetterlo». « Questa è la democrazia e il pluralismo del Pd - rincara la dose Barbara Saltamartini - spero che il partito abbia almeno la decenza di buttare fuori questo terrorista in erba».

Per fermare una spirale senza fine, deve allora intervenire il commissario del Pd ligure David Ermini: «A Matteo Salvini vanno le nostre scuse per questo grave episodio, che non resterà senza conseguenze: deferirò il giovane esponente del Pd alla Commissione garanzia del partito per aver violato i contenuti del nostro codice etico che ci richiama ad una corretto utilizzo dei mezzi di comunicazione». Parole chiare e definitive e però con una coda velenosa, perché Ermini si rende conto che questo fotomontaggio, finito sotto i riflettori nazionali in un momento così delicato, è un clamoroso autogol per il Pd, costretto a cospargersi il capo di cenere. Dunque il commissario prova ad allungare una stoccata alla Lega: «Mi sarebbe piaciuto vedere altrettanta fermezza da parte della Lega nel condannare episodi di violenza verbale dei propri esponenti, accaduti anche non molto tempo fa in Liguria».

In ogni caso, il commissario annuncia il ricorso all'autorità giudiziaria per tutelare il Pd dai leghisti che «strumentalizzando il comportamento di un singolo esponente, offendono e diffamano il Pd». Insomma, la giornata della riflessione scivola via in un estenuante batti e ribatti. Fra dichiarazioni di fuoco, retropensieri rancorosi, precisazioni puntigliose. E si trasforma nel sabato dell'invettiva.

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