La ricostruzione non cambia la sostanza della tragedia familiare, ma forse la rende ancora più assurda e dolorosa.
È stata chiarita la notte scorsa la dinamica del terribile incidente che ha sconvolto una famiglia di San Felice del Benaco, sulla sponda bresciana del lago di Garda. A maneggiare quel maledetto fucile da cui sabato scorso è partito un colpo mortale per la quindicenne Viola non era il padre Roberto Balzaretti ma il fratellino, di soli 13 anni.
Le prime notizie trapelate sull'episodio indicavano proprio il 57enne come colui che aveva in mano l'arma. Poco dopo, invece, a raccontare l'accaduto al pubblico ministero Carlo Milanesi è lui stesso, medico ed ex assessore comunale del paese. Soltanto dopo qualche ora in caserma, dopo essersi calmato dal devastante stato di choc, Balzaretti ha spiegato che a maneggiare l'arma era l'altro figlio, di due anni più piccolo di Viola.
Padre e figlio stavano osservando il fucile quando il 13enne ha premuto accidentalmente il grilletto colpendo la sorella in pieno petto. La quindicenne è morta sul colpo. E se da una parte resta da chiarire l'esatta dinamica della tragica fatalità, non sembrano esserci dubbi sulla natura fortuita dello sparo. «È senza dubbio un incidente. Un drammatico incidente», riferiscono gli stessi inquirenti. Non è ancora stato stabilito se alle 16.30 di sabato l'adolescente stesse osservando le armi insieme alla famiglia o se fosse soltanto di passaggio nella stanza in quel momento quando è stata raggiunta dal colpo al petto. Ma quando i soccorritori sono arrivati sul posto, hanno solo potuto constatare il decesso di Viola. La vicenda passa ora per competenza alla Procura dei minori, ma il figlio non è imputabile perché ha un'età inferiore a 14 anni.
Il padre, invece, è indagato per omessa custodia delle armi e per aver messo nelle mani del tredicenne il fucile da caccia, regolarmente detenuto insieme ad un'altra decina di fucili, ma non è più indagato per omicidio colposo.
Non solo la famiglia si trova in stato di choc: da trentasei ore l'intera comunità di San Felice del Benaco, un paese di poco meno di 3.500 abitanti, si è chiusa in un profondo e rispettoso dolore. Come in ogni piccolo comune qui tutti si conoscono. E Roberto Balzaretti, medico e assessore dal 2014, era molto noto tra la piccola comunità. Così la sua famiglia, composta da una moglie e da due fratelli di 15 e 13 anni. Forse proprio per questo a San Felice nessuno ha voglia di parlare, c'è troppo rispetto per il dolore di una famiglia spezzata e per la morte di Viola. Quantomeno non in una dimensione pubblica.
Se ne parla, con discrezione e sottovoce, dentro le case a porte chiuse. Ma persino lì la fatica di discutere e di provare a capire è troppa. Anche il sindaco del paese Simone Zuin ha affidato ad uno stringato ma sentito messaggio il commento: «Con l'intera amministrazione comunale partecipo sentitamente al lutto che ha colpito la famiglia Balzaretti, a cui ci stringiamo con profondo dolore e commozione».
Diverso lo scenario sui social e nelle piattaforme territoriali di gruppo: qui il caos dei battibecchi, delle polemiche e dei giudizi da tastiera alimentano il caos che spezza il silenzio tra le strade di San Felice del Benaco.
Solo qualche messaggio interrompe la scia di invadenze che sembrano quantomai assurde. «Io vorrei che per una volta nella vita la gente smettesse di giudicare», si legge in uno di essi.Ma il tono sembra quasi rassegnato, il web è refrattario.
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