Cronache

Fu drogata e abusata: 4 africani a giudizio per il delitto di Desirée

L'accusa è di violenza di gruppo e omicidio La nonna: «Nessuna sentenza ce la ridarà»

Fu drogata e abusata:  4 africani a giudizio per il delitto di Desirée

Hanno abusato in quattro di una sedicenne, ripetutamente, dopo averle fatto assumere un mix di droghe e l'hanno lasciata morire. Con questa accusa ieri il gup di Roma Clementina Forleo ha rinviato a giudizio quattro cittadini africani per la morte di Desirée Mariottini, la giovane di Cisterna di Latina trovata senza vita il 19 ottobre dello scorso anno all'interno di uno stabile abbandonato del quartiere San Lorenzo a Roma.

Vanno a processo, quindi, Alinno Chima, Mamadou Gara, Yussef Salia e Brian Minthe, chiamati a rispondere di omicidio volontario, violenza sessuale aggravata e cessione di stupefacenti a minori. La prima udienza è fissata per il 4 dicembre nell'aula bunker di Rebibbia, dove Comune di Roma, Regione Lazio e le associazioni «Insieme con Marianna» e «Dont't worry-Noi possiamo Onlus» compariranno come parti civili.

Il giudice Forleo ha accolto la tesi del pm aggiunto Maria Monteleone e del collega Stefano Pizza, convinti che i quattro hanno abusato a turno della ragazza dopo averle fatto assumere un mix di droghe, che l'hanno portata alla morte. Sono state le tracce del dna trovate dagli investigatori nel corpo della ragazza a incastrarli. In via di conclusione anche il procedimento riguardante le posizioni di altre tre persone, cui è stato attribuito il ruolo di pusher: due hanno chiesto e ottenuto il patteggiamento con il consenso della procura, un terzo dovrà fare i conti con una richiesta di rinvio a giudizio.

A finire in manette per primi erano stati Mamadou Gara, 27 anni e Brian Minteh, 43 anni, entrambi senegalesi e irregolari sul territorio italiano. Lo stesso giorno era stato fermato il nigeriano 46enne Chima Alinno, che risultava titolare di permesso di soggiorno per motivi umanitari, rilasciato dalla questura di Roma il 14 marzo 2016 e scaduto il 13 marzo di quest'anno. Ma per il Comune l'uomo era irreperibile. Pochi giorni dopo anche Yousif Salia, trentaduenne ghanese veniva intercettato dalla polizia a Foggia, mentre cercava di fuggire all'estero. «La ragazzina - scrive il gip - poteva essere salvata ma gli extracomunitari che l'avevano drogata e poi stuprata, fino a causarne la morte, non hanno fatto nulla per aiutarla impedendo persino che fosse soccorsa». «Meglio che muore lei che noi in galera» è la frase choc che secondo alcuni testimoni avrebbero pronunciato Minteh, Chima e Salia. A novembre la polizia era arrivata a Marco Mancini, romano di 36 anni, che avrebbe ceduto cocaina, eroina e psicofarmaci alla ragazzina e Antonella Fauntleroy, 21enne, originaria del Botswana, viene raggiunta da un'odinanza di custodia cautelare in carcere per aver aiutato Desirée a procurarsi lo stupefacente. Nei guai anche Alexander Asumado, pusher che vendeva nello stesso stabile di San Lorenzo. «Il nostro dolore non si potrà mai calmare - ha commentato la nonna della vittima alla notizia dei quattro rinvii a giudizio -.

Nessuna sentenza ci restituirà mai la nostra Desirée».

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