La sentenza è purtroppo simbolica, perché i colpevoli del massacro di 298 civili, di cui 196 erano olandesi e 80 bambini, se ne stanno ben al sicuro oltre i confini russi. Ma il significato della condanna all'ergastolo in contumacia da parte di una corte dei Paesi Bassi di tre persone un cittadino ucraino e due membri della leadership della repubblica separatista filorussa di Donetsk, annessa da Mosca il mese scorso dopo un referendum farsa per l'abbattimento nei cieli del Donbass del volo MH17 della Malaysian Airlines avvenuto il 17 luglio 2014 è comunque forte e chiaro: non esiste impunità per gli autori di questi crimini, che sono stati individuati con certezza dopo un processo durato due anni e mezzo.
Un rifiuto di impunità che dovrà valere, hanno fatto subito intendere da Kiev, anche per tutti gli altri crimini di guerra che i russi vanno commettendo in Ucraina da nove mesi a questa parte. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che ha parlato di «decisione importante», ha chiarito che «è cruciale che si tenga conto dei mandanti, perché il sentimento di impunità porta nuovi crimini e dobbiamo dissipare questa illusione».
Nel verdetto pronunciato dal tribunale di massima sicurezza allestito vicino all'aeroporto Schiphol di Amsterdam si precisa che il Boeing 777, diretto a Kuala Lumpur in Malesia e affollato di turisti che andavano in vacanza, fu centrato da un missile russo di tipo Buk lanciato dalla località di Pervomajsk, nel distretto ucraino di Luhansk in quel momento sotto il controllo dei separatisti filorussi. La prova certa consiste nei frammenti del missile Buk rinvenuti nei corpi delle vittime. Anche se Mosca pretendeva di negare ogni diretto coinvolgimento russo in quei territori, questo atroce episodio lo confermò. Tuttavia, il Cremlino ha sempre cercato di incolpare gli ucraini e ieri ha reagito denunciando un «verdetto politico scandaloso».
I due cittadini russi Igor Girkin e Sergei Dubinskij e l'ucraino Leonid Kharchenko sono stati condannati per aver svolto un ruolo fondamentale per portare al sito di lancio di Pervomajsk un sistema missilistico Buk prelevato dalla base della 53ma brigata missilistica antiaerea a Kursk in Russia. La corte olandese ha ordinato loro anche di pagare «un minimo di 16 milioni di euro» di indennizzo ai familiari delle vittime. Un quarto indagato, il russo Oleg Pulatov, è stato invece scagionato per insufficienza di prove. I giudici hanno tenuto conto anche della testimonianza di un esploratore delle milizie filorusse del Donetsk, secondo il quale in un primo momento i separatisti gioirono alla notizia dell'abbattimento, salvo poi cambiare umore quando capirono che era stato colpito un volo civile. È stato questo testimone, rimasto anonimo per ragioni di sicurezza, a indicare con precisione il sito del lancio del missile.
Nessuno dei quattro imputati, come detto, si è presentato in tribunale, a differenza di decine di familiari delle vittime: uno di loro ha definito il verdetto «un atto forse utile per tirare avanti». I condannati hanno sempre negato ogni responsabilità e rifiutato di collaborare con il tribunale olandese.
Meno che mai l'ambiguo Igor Girkin, noto anche come colonnello Strelkov, un'ex spia russa che nel 2014 era ministro della Difesa della repubblica di Donetsk ed è tra i principali protagonisti della guerra all'Ucraina fin dai tempi dell'annessione della Crimea. Girkin nega che i suoi uomini abbiano abbattuto l'MH17, ma nel 2020 ammise al Times di «sentire una responsabilità morale per quelle morti». RFab
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