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L'Occidente e la cecità su Abu Mazen

L'Occidente e la cecità su Abu Mazen

Il Medio Oriente, come la punta dell'Everest, fuoriesce sempre da un mare di nuvole. Sono le nuvole di bugie di cui l'Europa e gli Stati Uniti coprono, per non vederlo, un panorama carico di violenza, di odio anticristiano e antiebraico. Solo un calore rovente e inconsueto di verità può farle svanire: questo è accaduto nei giorni scorsi, abbagliando l'opinione pubblica. Due episodi hanno provocato il cambiamento di panorama, e costringono l'Occidente a correre a comprare gli occhiali da sole: le rivelazioni del primo ministro israeliano Netanyahu, dopo che il Mossad ha sottratto all'Iran, che li aveva religiosamente catalogati, 100mila file sull'arricchimento dell'uranio e li ha trasportati miracolosamente in Israele; e le dichiarazioni antisemite, ignoranti, antistoriche di Abu Mazen.

Così adesso tutto il mondo è costretto a sapere: l'Iran ha mentito sostenendo di non aver perseguito la bomba atomica e ha continuato a nascondere le scelte, le strutture, le decisioni sulla bomba (mezza tonnellata di carte!) anche dopo aver firmato nel 2015 l'accordo coi P5+1. Il gentilissimo Zarif, ministro degli Esteri, insieme al «riformista» Rouhani, sorridendo molto a Obama e alla Mogherini, hanno nascosto tutto per un decennio: lo scopo dell'Iran era ed è il perseguimento dell'atomica, così da affermare il regno dell'islam nel mondo. E chi lo voleva sapere, come Netanyahu che ha seguitato a ripeterlo senza paura, lo sapeva.

Così come chi voleva sapere chi è veramente il «moderato» Abu Mazen, bastava leggesse quello che ha detto e fatto in questi anni: solo ora c'è chi si accorge che è un antisemita di stampo classico, che ritiene gli ebrei feccia dell'umanità, e li accusa di aver causato la Shoah col loro odioso comportamento.

In realtà abbiamo scritto mille volte dell'antisemitismo di Abu Mazen connesso alla sua delegittimazione di Israele: tutto è già nella tesi negazionista che fece a Mosca, da studente, nel 1982 e via nei suoi discorsi e scritti. Quanto all'Iran, la sua cultura implica la menzogna per la vittoria dell'islam e i segni erano chiari. Anche un cieco li avrebbe visti. L'importante è che tutti ormai sanno per certo che l'Iran mente, e che anche l'Europa si avvii a chiedere un vero cambiamento dell'accordo, mentre Trump valuta se recedere.

Perché un'altra verità, ancora più fastidiosa, si è rivelata con la prestigiosa operazione del Mossad come con le deiezioni di Abu Mazen: la predisposizione dell'Occidente alla sindrome di Chamberlain, in cui un'élite priva di senso della realtà si autodiscredita sospendendo un giudizio giusto sulla realtà e rischia la sicurezza nazionale.

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