Dal G7 fino al G20 I fallimenti dei signor "G"

Dal G7 fino al G20 I fallimenti dei signor "G"

Una volta appena un secolo fa - i grandi della Terra erano teste coronate imparentate fra loro: «So' cuggini, e fra parenti nun se fanno complimenti», poetava ironico Trilussa con uno sguardo sulle carneficine della guerra. Ora non sono più cugini e si fanno fin troppi complimenti, senza alcun risultato. I complimenti si chiamano «Photo opportunities» e servono soltanto per i fotografi. Quanto al resto, si scrive fake news, ma si pronuncia bufale, più luoghi comuni che vere bugie, perché ci troviamo ancora una volta qui, rincretiniti davanti a queste messe solenni che sono i vari «G», ora «otto», ora «venti», dipendendo questi numeri dal fatto che qualcuno prende cappello e se ne va. A che è servito il G20 appena concluso ad Amburgo? A niente. Gli americani hanno ripetuto che non hanno alcuna intenzione di seguire la teologia ufficiale del riscaldamento del pianeta (mille anni fa, tra Carlo Magno e Dante Alighieri, si fusero tutti i ghiacci, scesero i vichinghi come surfisti affamati e tutti sguazzarono nell'acqua alta per quattro secoli) mentre l'altra religione quella dei manifestanti che non sanno più per cosa o contro cosa manifestare ha celebrato i soliti riti depressi e banalmente violenti. Quanto al resto, tutto come da copione: l'America della loro nuova era post obamiana infligge brucianti lezioni di realismo, proteggendo i suoi affari e lasciando la vanitosa Europa a cuocere irritata nel suo brodo. La memoria suggerisce di ricordare che sono oggi passati sedici anni da quel terribile G8 di Genova, con Silvio Berlusconi appena eletto primo ministro dopo una smagliante vittoria elettorale (era una strana epoca in cui la gente votava ed eleggeva il capo del governo) quando un micidiale complotto perfettamente organizzato all'estero, con i primi «black bloc» addestrati nell'ex Repubblica democratica tedesca e una discreta quantità di poliziotti idioti e violenti, riuscì a massacrare il governo appena eletto con una fabbricazione micidiale: ricordo il candido Berlusconi che prima dell'arrivo dei grandi della Terra dedicava il suo tempo a sistemare gli alberi di limoni decorativi e i percorsi per folle civili, ignorando che la politica covava una delle sue apocalissi contro ogni tentativo di democrazia liberale in Italia. Fu un massacro non soltanto di manifestanti spinti nel tritacarne della trappola, ma quello di una classe politica che non erta pronta a una guerra asimmetrica: oggi siamo più abituati o forse distratti e assuefatti e fatichiamo a distinguere tra fake news e terrorismo. Oggi sono tutti più scaltri, più brutali e risolvono le loro questioni guardandosi in faccia, magari via Skype. Il fatto è che se nei decenni passati erano necessari quegli eventi che si chiamavano vertici o summit perché costituivano la reale occasione per un confronto reale fra governanti e la Guerra Fredda era uno splendido palcoscenico per quel genere di commedia dell'arte oggi l'incontro reale non serve a niente perché ratifica il già noto e non modificabile, tanto poi si corre subito al concerto gentilmente offerto e alla catena di ricevimenti precotti da catering lobbistici, qualche stretta di mano sotto la risonanza magnetica delle telecamere, una manciata di firme elettronicamente certificate e poi tutti a casa.

Si scopre, ma che sorpresa, che il nocciolo della questione erano gli accordi commerciali tutti saltati perché altra sorpresa - ognuno si fa gli affari suoi mentre all'Italia è stato assegnato il ruolo di spiaggia di concentramento per flussi migratori artificiali a contratto, eventualmente rinviabili come nel caso del G20 di Taormina, quando i barconi dovettero sospendere le attività. Il povero Paolo Villaggio creò per simili eventi l'espressione «boiata pazzesca» e noi - in memoria - l'applichiamo riconoscenti.

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