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Gabrielli riconosce il pasticcio. Ma su Casamonica assolve tutti

Il prefetto di Roma fa il bilancio: "Il funerale show del boss è stato un fatto grave, però non farò rotolare teste". Introdotte le stesse regole dei Comuni a rischio infiltrazione

Gabrielli riconosce il pasticcio. Ma su Casamonica assolve tutti

Un flop nel circuito delle informazioni - stoppate al di sotto del livello decisionale - ha permesso lo svolgimento indisturbato del funerale-show di Vittorio Casamonica, che giovedì scorso ha paralizzato il quadrante Sud-Est di Roma scatenando un mare di polemiche.

A dirlo, al termine del Comitato per l'ordine e la sicurezza di ieri pomeriggio - assente il sindaco Marino, in vacanza oltreoceano - è il prefetto di Roma Franco Gabrielli, che annuncia la creazione di un gruppo di raccordo interforze per assicurare la corretta circolazione di informazioni utili a evitare che si ripetano eventi come quello andato in scena al Tuscolano. Un modello che ricalca le regole in uso nei Comuni a rischio di infiltrazione mafiosa in Calabria e Sicilia, dove difficilmente un funerale simile, organizzato da un clan cittadino, avrebbe avuto luogo. E secondo Gabrielli anche il funerale romano avrebbe avuto «modalità di svolgimento» differenti senza quel corto circuito nella comunicazione gerarchica su un evento che, pure, era noto alle forze dell'ordine. «Le informazioni c'erano - spiega il prefetto - ma non sono state valorizzate. Polizia e carabinieri avevano contezza che ci sarebbe stato un funerale del capostipite di una famiglia che nella città ha un rilievo assoluto nell'ambito della criminalità», con ben 117 arresti nel clan negli ultimi 5 anni, e sequestri per milioni di euro. Ma questo livello di conoscenza «indiretta» dell'evento non ha raggiunto, per Gabrielli, «i vertici che potevano prendere decisioni». Con il conseguente patatrac. Anche per questo, di fronte alla percezione di insicurezza dei cittadini, Gabrielli ha proposto al comitato la creazione del gruppo di raccordo e di «un nuovo modello di controllo del territorio per aree e non per obiettivi». Già nelle prossime ore Gabrielli varerà una direttiva con le nuove linee guida per i flussi informativi. Nello specifico, spiega il prefetto, «il gruppo di raccordo è composto dal capo di Gabinetto della prefettura, dal capo di Gabinetto della questura, da ufficiali pari rango dei comandi dell'Arma, della Guardia di finanza e del Corpo forestale, e delle due polizie locali». Al gruppo, permanente, toccherà individuare e definire «una serie di questioni che devono essere oggetto di massima attenzione da un punto di vista informativo», aggiornare il «ranking» delle informazioni e classificarle «in tre grandi macroaree: le informazioni urgenti, quelle su situazioni in evoluzione e quelle che hanno già esaurito il loro effetto ma sono importanti per l'autorità». E il primo gradino nella raccolta dei flussi informativi partirà dal basso: stazioni dei carabinieri, commissariati, caserme Gdf «ma anche strutture investigative».

Le colpe ci sono state. Ma il prefetto assolve i livelli più alti delle forze di polizia, ai quali «non ci sono rilievi che io possa muovere», spiega, lasciando ad Angelino Alfano la decisione, «se necessario», di far rotolare teste. Quanto all'elicottero, «se fosse stato un terrorista, sarebbe stato un problema», sospira Gabrielli, ricordando che sui sorvoli siamo nelle mani dell' «attività preventiva di intelligence». Per concludere con una riflessione amara e paradossale: «Forse siamo stati tutti strumento inconsapevole dei Casamonica, che volevano che la cerimonia avesse risalto».

Vedremo mercoledì, quando è in programma una messa di suffragio - autorizzata solo in forma privata - per il capoclan, nella parrocchia dei Casamonica.

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