Elezioni Regionali in Sicilia

Il galantuomo di destra che ridicolizzò Fini piace anche a sinistra

Il candidato di Fi, Fdi e Lega è apprezzato dagli avversari. Nel '99 umiliò il leader di An

Il galantuomo di destra che ridicolizzò Fini piace anche a sinistra

Un record, in questa strana campagna elettorale, lo ha già raggiunto. Tutti, ma proprio tutti gli avversari, dal grillino Giancarlo Cancelleri all'uomo della Sinistra sinistra Claudio Fava, dicono concordi di lui: «È presentabile». E qualcuno, come il giovane Cancelleri, aggiunge anche: «Per me in alcune fasi è stato un importante punto di riferimento».

Sebastiano Musumeci detto Nello è così. Gentiluomo vecchio stampo amato persino dai nemici, ma qualche volta meno dagli amici, come racconta la sua storia politica in An, vedi lo scontro pesante che lo portò alla rottura con Gianfranco Fini. Sessantadue anni, professione ufficiale bancario, ma anche giornalista pubblicista, è in politica da sempre. E sempre, caso raro, dallo stesso lato. Nello sogna di fare il presidente della Regione siciliana da sempre, anche se nella sua carriera ha ricoperto ruoli ben più importanti, da sottosegretario a eurodeputato (tre volte) a parte la presidenza della Provincia di Catania, della quale ogni tanto dice, senza una falsa modestia che non è proprio nel suo stile: «L'ho inventata io». E infatti a governatore di Sicilia si è candidato ben tre volte, solo questa però con una coalizione di centrodestra unita attorno al suo nome.

Ci ha creduto, Musumeci, questa volta. Tanto da cominciare la sua campagna elettorale personale quasi due anni fa col suo movimento «Diventerà bellissima» (per inciso, una frase celebre di Paolo Borsellino, scelta non casuale per un antimafioso come Nello che è stato pure minacciato dai boss e ha vissuto sotto scorta). Tanto da battere tutti sul tempo qualche mese fa auto candidandosi portando gli altri sul suo nome. Per questo una campagna elettorale cattiva, fatta negli incontri pubblici e negli scontri a distanza più sul tema degli impresentabili che non su programmi concreti, lo ha un po' ferito. Lui ha portato come medaglia il suo record di presidente della Provincia di Catania mai indagato. E accusato da più parti di avere accettato impresentabili nelle liste che lo sostengono, si è giustificato: «Le liste le ho lette sui giornali, va cambiata la legge, non basta l'assenza di carichi pendenti. Non votateli».

I confronti pubblici col principale avversario a Cinque stelle sono stati pochissimi. «Giancarlo - ha detto più volte a Cancelleri - ma cosa devo discutere con te che non hai mai amministrato neanche un condominio?». E una settimana fa a In mezz'ora di Lucia Annunziata, lo ha accusato apertamente: «Parli degli indagati altrui ma il vero indagato sei tu», ha detto sventolando l'ordinanza del giudice che ha contestato le primarie che hanno incoronato Cancelleri candidato.

Salvare la sua amata Sicilia dai grillini per lui in queste settimane è diventata una specie di missione. «Dio è dalla nostra parte» si è lasciato scappare qualche giorno fa a Catania, a conclusione della kermesse alle Ciminiere col leader di Forza Italia Silvio Berlusconi. Un auspicio. La speranza di confermare quello che è sempre stato il suo marchio di fabbrica: essere un recordman di preferenze. Proprio quello che ha indirettamente causato la rottura con Fini, nel 1999, dopo una militanza ininterrotta dal Fuan a Msi e quindi ad An.

Nella sua Catania, alle Europee di quell'anno Nello surclassò di 50mila voti il leader Gianfranco: Musumeci prese oltre 57mila voti, Fini 9mila scarsi. E non lo perdonò, sbarrandogli la strada al sogno: la candidatura di Musumeci, nel 2001, a presidente della Regione.

Un sogno antico, che adesso Musumeci è pronto a coronare.

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