Coronavirus

Gallera all'attacco della Protezione civile: "Ci hanno mandato mascherine di carta igienica"

La giunta lombarda s'infuria. La replica di Borrelli: 4 polemiche in 24 ore

Gallera all'attacco della Protezione civile: "Ci hanno mandato mascherine di carta igienica"

Milano Mascherine introvabili o «mascherine di carta igienica». Mascherine scadute, inadeguate e mascherine bloccate. Tutti le cercano, ma le mascherine non ci sono, e la Protezione civile nazionale non sembra in grado di risolvere i problemi, anzi per qualcuno complica le cose. E il capo della Protezione civile, Angelo Borrelli, fa la conta delle polemiche che lo investono: quattro in appena 24 ore.

Chiedono mascherine ovviamente - e a buon titolo - i medici e gli infermieri impegnati in prima linea nella battaglia contro il coronavirus. Ma le cercano anche i farmacisti, destinatari di richieste sempre più pressanti da parte dei cittadini. Chiedono mascherine, per i dipendenti, le imprese che non si sono fermate, e quelle che non si fermeranno in ogni caso, per esempio le aziende della filiera industriale farmaceutica. E chiedono mascherine anche i sindacati delle forze dell'ordine, i Carabinieri e gli agenti schierati nei controlli sul rispetto delle misure emergenziali disposte dal governo con decreto.

Chiede mascherine, e non solo, il governatore ligure Giovanni Toti, parlando del decreto governativo. «Ho visto alcune indiscrezioni anche soddisfacenti - dice - ma noi nelle prossime settimane abbiamo bisogno di camici, di mascherine, di assunzioni di medici, di autorizzazioni speciali per ampliare i nostri ospedali, di cassa integrazione e di aiuti e sospensione dei pagamenti alle aziende».

La Lombardia intanto scalpita. Ha ordinato 21 milioni di mascherine. E inizia ad attrezzarsi per ricostruire una produzione propria, di questi ambitissimi dispositivi. «Siamo il settore aeronautico d'eccellenza d'Europa, riusciamo a produrre razzi che vanno in orbita, siamo la capitale dell'automazione e del farmaceutico - ha detto ieri l'assessore al Bilancio Davide Caparini - io credo che riusciremmo anche a produrre delle mascherine». «Abbiamo anche attivato - ha aggiunto - il Politecnico di Milano, che ha strutturato una serie di prove tecniche, proprio per verificare la qualità dei materiali che verranno utilizzati, in modo tale che abbiamo un'ulteriore certezza della sicurezza di indossare uno strumento di protezione».

«Non lasceremo niente di intentato» dicono in pratica Fontana e i suoi assessori, garantendo che la Regione sta facendo sforzi «oltre l'immaginabile» per curare i malati e per proteggere tutti. La giunta regionale ogni tanto sbotta e poi ricuce la tela delle relazioni istituzionali. Lo stesso Caparini era infuriato venerdì sera: «La Protezione civile invia queste mascherine da destinare a medici e paramedici - ha scritto, mostrando le foto di dispositivi palesemente inadeguati -. Il peggior materiale possibile, non nello standard previsto nei casi di pandemia. In ritardo di due settimane e per di più non a norma. E intanto le persone si ammalano e muoiono. Borrelli vergogna, dimissioni subito». Ha usato la parola «scandalo», l'assessore al Bilancio, e ha chiesto le dimissioni del commissario per l'emergenza Angelo Borrelli. Poi ieri ha in parte ammorbidito i toni: «Un po' di irruenza - ha detto, evocando la tensione del momento - stiamo tutti lavorando, e per lo stesso risultato. È sfuggito anche a loro, un incidente capita». Ma pure l'assessore al Welfare Giulio Gallera, ancora ieri parlava di mascherine-fazzoletto, «un rotolo di carta igienica, non marchiate CE».

A questo quadro, teso e confuso, si è aggiunta la confusione del caso scoppiato a Brescia, dove il presidente della Fondazione comunità bresciana, Alberta Marniga, ha scritto a Borrelli, sollecitandolo e protestando per il blocco di 500mila mascherine che erano state ordinate dall'ente, insieme al Giornale di Brescia, nell'ambito della campagna AiutiAMOBrescia, concepita per sostenere la rete socio-assistenziale in prima linea nell'emergenza. Ma la Protezione civile ha smentito: «Non ci sono mascherine ferme in attesa di decisioni del commissario Borrelli».

Ieri intanto, a Bergamo, un operatore del 118 è morto. Aveva 46 anni. L'uomo prestava servizio alla Soreu, centrale operativa dell'ospedale Papa Giovanni XXIII. Diego Bianco, di Montello (Bergamo), sposato e padre di un figlio, sarebbe deceduto a casa la scorsa notte. Per le autorità sanitarie e la Regione rimane ancora un «sospetto» e si attende esito dei test per capire se fosse stato contagiato dal Covid-19.

AlGia

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