Gallera, politico antivirus alle prove generali da sindaco di Milano

Liberale di Fi, piace (anche a Salvini) per i toni rassicuranti. Si parla già di sfida a Sala

Gallera, politico antivirus alle prove generali da sindaco di Milano

«Giulio? Ha il fisico e la tenuta per gestire un momento simile». L'emergenza sanitaria infuria, l'economia sembra sull'orlo del collasso, la tensione istituzionale è alle stelle, ma in tutta la Lombardia non si trova nessuno in grado di criticarlo.

L'assessore regionale alla Sanità Giulio Gallera da due settimane è diventato un volto familiare per milioni di persone. Addetti ai lavori e normali cittadini. Lo citano nelle chat, aspettano i suoi numeri, cercano di carpire dalla sua voce le vibrazioni di questa crisi che assedia la regione più forte e oggi più esposta d'Italia. E «Giulio» - che dorme 4 ore per notte - risponde, ascolta, e decide. Quadrato, serio, calmo, mai una parola di troppo, mai un'ambiguità. Chi ha assistito alla prima drammatica conferenza stampa che ha aperto questo incubo, non ha avuto dubbi: l'emergenza Coronavirus ha consegnato alla politica un nuovo protagonista. E qualcuno ha notato che in quella sala stampa, fra il pubblico e in abito «borghesi», faceva capolino un interessatissimo Matteo Salvini, che lo conosce bene, e da tempo, fin da quando entrambi frequentavano il Comune di Milano, quel Palazzo Marino che li ha visti fare due corse parallele.

Avvocato, liberale, milanese, 50 anni, runner instancabile, Gallera è un maratoneta della politica, un passista arrivato alla tappa decisiva. «Quando l'ho visto - racconta Bruno Dapei, ex presidente del Consiglio provinciale - mi sono detto questo: per fortuna c'è Giulio, che ha il fisico e la tenuta per un momento come questo. E vedendolo, credo che gli sia servita molto la sua lunga esperienza e la sua tenuta psicofisica».

Dapei e Gallera vengono dalla stessa nidiata politica, anche se 30 anni fa nel Pli militavano in due correnti «avversarie». «Ha fatto politica al liceo, poi all'università, nel '92 era segretario dei giovani liberali milanesi, anche se lui stava più a sinistra - sorride Dapei - con Renato Altissimo, io con Egidio Sterpa». Scuola di alto livello, proprio col Pli è stato eletto per la prima volta in Comune, anzi nel Consiglio di zona 19, anno 1990, poi rieletto nel 1993, quando liberali e Pri candidarono Adriano Teso (e Salvini, ovviamente, sosteneva Marco Formentini).

Venne il fatidico 1994, che lo vide in prima fila fra i fondatori di Forza Italia a Milano. Fu con gli azzurri che Gallera entrò in Consiglio quattro anni dopo, nel 1997, per fare il vicecapogruppo e presidente di commissione. E poi fu confermato nel 2001, anno del trionfo di Gabriele Albertini, che lo nominò assessore, con deleghe non pesantissime. «Lì si capì che era un cavallo di razza - racconta Dapei - aveva decentramento e servizi cimiteriali e il Monumentale divenne con lui un museo a cielo aperto».

Gallera è un politico incassatore. Nel 2006, era Moratti, per qualche malumore periferico, fu «dirottato» a guidare il gruppo consiliare di Fi, ma non si è fermato, e nel 2012 vinse una vera battaglia congressuale nel Pdl, diventando coordinatore cittadino. Da segretario, ha messo in piedi un coordinamento vero, e molti dei componenti di quel dipartimento oggi sono nella sua squadra.

E la squadra è la sua forza. Alla piccola battuta d'arresto delle prime regionali, segue poi l'ascesa al Pirellone, di anno in anno. Entra in corsa nel 2012, viene confermato nel 2013, un anno dopo è sottosegretario, un anno dopo ancora Roberto Maroni lo nomina assessore al Reddito di autonomia - e fa vedere ai grillini come si fa - poi nel 2016 diventa assessore al Welfare, confermato nel 2018 a furor di preferenze (quasi 12mila). «Grande lavoratore, studia, si applica - spiega Alessandro De Chirico, consigliere comunale -, in tutti gli incarichi mette la stessa dedizione. E ascolta i suoi collaboratori, che alla fine - sorride - lo convincono a fare quel che lui aveva già deciso di fare. Per noi un grande esempio, e non l'ho mai visto arrabbiarsi. Secondo me, a Milano, sarebbe un osso duro per chiunque, anche per Sala, che sta brillando per la mancanza di peso specifico. Tutto il centrodestra dovrà fare una riflessione sulla sua figura».

Gli apprezzamenti

arrivano, da più parti. «Per me - ricorda Dapei - l'unica macchia è stata la piccola sbandata per Giovanni Toti, ma nel 2014 io ho candidato Gallera a sindaco e penso di averci visto giusto». Salvini il numero dovrebbe averlo.

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