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"Difenda anche chi non è del M5s". Marcucci smaschera Conte

L’ex capogruppo al Senato del Pd Marcucci accusa il leader dei 5 Stelle

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Ancora tensioni tra il Partito Democratico e il Movimento 5 Stelle. Le parole del premier Giuseppe Conte, che senza alcuna esitazione, attacca i giornali per aver enfatizzato la vicenda relativa al fondatore del Movimento Beppe Grillo, accusato di aver utilizzato il gruppo parlamentare in difesa degli interessi della compagnia navale Moby, spaccano il centrosinistra. Per l’ex premier, fiducioso sulla piena legittimità dell’operato del comico genovese, è addirittura esagerato utilizzare la parola “indagato”.

A tali affermazioni, però, non ci sta l’ex capogruppo al Senato del Partito Democratico ed esponente di punta di Base Riformista Andrea Marcucci, che non accetta l’estremo garantismo di quella forza che negli ultimi anni è stata la portatrice, senza alcun dubbio, del giustizialismo, buttando fango e fango su chiunque fosse aperto un semplice fascicolo.

Il parlamentare, pertanto, non utilizza giri di parole verso il capo dei 5 Stelle. “Conte – dichiara ad AdnKronos – difende Beppe Grillo in modo impeccabile. Avrei gradito sentire le stesse parole e lo stesso garantismo da tutto il M5s anche per tante altre persone coinvolte in indagini. Non può pensare di difendere a priori chi è del M5s ed accusare comunque tutti gli altri”.

Bastano, quindi, pochi minuti all’ex presidente del Consiglio per far cadere quello spiraglio di pace, venuto fuori dall’ultimo vertice del fronte progressista sul Colle. Il tema della giustizia, ancora una volta, crea imbarazzo all’interno di un’alleanza, dove diventano sempre più evidenti le distinzioni tra chi fino a ora ha fatto della giustizia un’arma da utilizzare contro il nemico di turno e chi l’ha subita.

Come è accaduto al Pd, però, chi la fa, la paga e ora non c’è da meravigliarsi che lo stesso fuoco utilizzato per abbattere gli avversari, adesso, potrebbe rivelarsi come un boomerang per un Movimento, indebolito già dalle tensioni all’interno dei gruppi parlamentari e da una leadership, che secondo più di qualche indiscrezione, starebbe finendo col creare una frattura insanabile tra i gialli.

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