
"L'esercito userà una forza senza precedenti a Gaza City, evacuate". È l'avvertimento del portavoce di lingua araba dell'Idf, Avichay Adraee su X. Continua così la drammatica fuga dei palestinesi dalla più grande area urbana della Striscia, sarebbero in 480mila ad essere già scappati. Mentre sono almeno 29 i morti ieri nell'enclave, 15 a Gaza City. La situazione, dunque, è imprevedibile, i rischi sempre più alti e la paura alle stelle. Droni di sottofondo e forti esplosioni. È questo quanto accade nella Striscia nelle ultime ore, secondo la testimonianza di un video registrato dal parroco della Sacra Famiglia, padre Gabriel Romanelli, dalla chiesa in cui si continua a pregare. Le comunicazioni con internet sono diventate difficili, la rete funziona a singhiozzo.
La comunità internazionale si muove, nonostante resistenze importanti. Gli Stati Uniti hanno posto il veto ad una bozza di risoluzione del Consiglio di Sicurezza Onu presentata dai dieci membri non permanenti su Gaza. Il testo - che ha ottenuto 14 sì e il solo no americano - chiede a Israele di "revocare tutte le restrizioni all'ingresso degli aiuti umanitari a Gaza" e di garantirne la distribuzione senza ostacoli. Sollecita poi un "cessate il fuoco immediato e permanente" e il "rilascio di tutti gli ostaggi detenuti da Hamas". "L'opposizione degli Usa a questa risoluzione su Gaza non arriva a sorpresa. I membri del CdS hanno ignorato gli Stati Uniti quando hanno detto che era inaccettabile, che non condanna Hamas e traccia un falso parallelo tra Israele e Hamas", ha spiegato una rappresentante Usa prima di porre il veto. "La guerra potrebbe finire oggi se Hamas rilasciasse gli ostaggi", ha precisato.
Anche all'interno della coalizione di governo dello Stato ebraico c'è insofferenza. Il ministro per la Sicurezza e leader dell'estrema destra messianica Ben-Gvir ha chiesto lo smantellamento dell'Anp "prima che sia troppo tardi". Quello della Difesa Katz ha minacciato di uccidere il leader dei ribelli yemeniti filo-iraniani, Abdul-Malik al-Houthi dopo gli attacchi con missili e droni del giorno prima: "Lo slogan Morte a Israele, maledizione sugli ebrei scritto sulla bandiera degli Houthi sarà sostituito dalla bandiera israeliana blu e bianca che sventolerà nella capitale unita dello Yemen".
La dichiarazione arriva dopo che giovedì un drone dei miliziani sciiti ha colpito un hotel nella città più meridionale di Israele, Eilat. Mentre in seguito all'attentato al varco di Allenby, Tel Aviv ieri in risposta ha deciso di chiudere altri due valichi con la Giordania e bloccato l'ingresso di aiuti dal Paese. La società civile dello Stato ebraico nel frattempo ribolle. Quasi 9mila israeliani hanno firmato una petizione a sostegno della richiesta di riconoscimento dello Stato palestinese in vista del prossimo vertice co-presieduto da Arabia Saudita e Francia il 22 settembre a New York, in cui è atteso quello formale da parte di Gran Bretagna, Francia, Canada, Australia e Belgio. Pure sul confine nord con il Libano sale la tensione.
L'Onu ha condannato la serie di attacchi israeliani nel sud del Paese dei Cedri, definendoli violazioni della risoluzione 1701 del Consiglio di Sicurezza. L'aviazione di Tel Aviv ha intensificato i suoi raid nonostante l'accordo di tregua concordata a novembre.