Quel gelato se lo sono conteso Silvio Berlusconi e Matteo Renzi. Ma a mangiarselo davvero è stata una multinazionale. Unilever ha annunciato ieri l'acquisto di Grom, l'azienda italiana produttrice di gelato fondata nel 2003 a Torino da Federico Grom e Guido Martinetti. Nella rete del colosso anglo-olandese, già proprietario, tra l'altro, di Algida, sono finiti 67 negozi sparsi in Italia e all'estero per un totale di oltre 600 dipendenti. Un colpaccio per i due soci che sono partiti dodici anni fa con un negozio di 25 metri quadrati nel centro di Torino. «Nella pausa pranzo stavo mangiando un panino, leggevo il giornale e mi è caduto l'occhio su un articolo che diceva che in Italia nessuno fa più il gelato come una volta», ha raccontato una volta Martinetti spiegando come è nata l'azienda avviata con un capitale iniziale di 32.500 euro a testa. Che oggi dovrebbe valere intorno ai 60 milioni «Io li avevo, Guido ha fatto un mutuo», racconta Federico Grom. Il successo è immediato: nel 2005 viene creato un laboratorio di produzione per rifornire gli altri punti vendita che avevano aperto nel frattempo a Padova, Firenze e Parma. (...)
(...) Due anni dopo sarà invece il turno di un'azienda agricola dove viene coltivata la frutta, rigorosamente bio, da utilizzare per la preparazione dei gelati, garantendo così a Martinetti e Grom il controllo su larga parte del ciclo produttivo. Nel 2007, lo sbarco all'estero con il primo negozio a New York. E nel 2011 Riccardo Illy scommette 2,5 milioni di euro per il 5% dell'azienda.
Di certo, ai due soci (si sono conosciuti al liceo ma sono diventati amici durante il servizio militare) ha portato fortuna il siparietto di Renzi a Palazzo Chigi, quando fece arrivare nel piazzale un carretto di gelati, per rispondere alla copertina del settimanale inglese The Economist che lo ritraeva su una barchetta fatta con una banconota da venti euro che affondava mentre lui era intento a mangiare un cono. In realtà, sulla coppia aveva già messo gli occhi Berlusconi: nel 2012 il nome di Martinetti comparve tra i possibili candidati per una lista civica di imprenditori pensata dal Cavaliere in vista delle politiche.
Alla fine l'ha spuntata Unilever. Anche perché i due amici hanno costruito un impero da una gelateria ma qualche conto stava cominciando a non tornare. Gromart, la spa torinese a cui fa capo la catena, ha infatti chiuso l'ultimo bilancio con un fatturato di 26,9 milioni di euro, in crescita rispetto ai 25,4 milioni del 2013, registrando però una perdita netta di 2,3 milioni (dal rosso di 1,7 milioni nel 2013). Il cda di Gromart - controllata dai due soci fondatori con una quota del 41,3% a testa e partecipata al 6,74% dalla giapponese Kabushikigaisha Lemongas, al 5,65% da Ikram Group del Qatar e al 5% da Illy - già anticipava nel bilancio chiuso nel settembre 2014 che l'esercizio in corso sarebbe stato «caratterizzato ancora da incertezza economica» ma che «il gruppo Gromart ha intrapreso un piano volto al recupero di redditività» attraverso l'espansione internazionale. Per investire servono mezzi finanziari freschi, come il gelato. Quelli sono arrivati da Unilever che garantirà la crescita assicurando l'autonomia e la gestione ancora in capo a Martinetti e Grom.
Il prezzo dell'affare non è stato reso noto ma, calcolando che nel 2011 tutto il gruppo era stato valutato 50 milioni (Illy ha pagato 2,5 milioni per il 5%) e un anno dopo l'asticella era già salita a 52,5, la cifra dovrebbe aggirarsi almeno sui 60 milioni. Più o meno un milione a gelateria.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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