Gelo con Fitto e dissidi ma il Cav chiede unità per la partita del Colle

L'ex ministro ha deciso: "Non mi candido in Puglia". Toti: "Spiace per l'ennesimo rifiuto". Berlusconi teme l'imboscata sul Quirinale e annuncia: "Rifondiamo Fi"

Gelo con Fitto e dissidi ma il Cav chiede unità per la partita del Colle

Berlusconi si fida: il patto regge e tiene dentro anche il capo dello Stato. Unico dubbio: riuscirà a tenere insieme un partito che non trova pace? Non solo: le tensioni Brunetta-Verdini rimangono inalterate e spesso affiorano pericolosamente come accaduto ieri; mentre con Fitto si consuma un'altra giornata all'insegna del gelo con tanto di botta e risposta attraverso blog e lanci d'agenzia. Cosa che non ha fatto per nulla piacere al Cavaliere che descrivono «seccato». La linea resta quella della responsabilità per non avere, tra qualche mese, un uomo ostile alla guida del Colle. Nomi non se ne fanno ancora per non bruciare i candidati ma le caratteristiche dell'inquilino del post Napolitano si stanno delineando: dev'essere una persona amata dagli italiani, non un tecnico, non con il solito passato culturale di sinistra e soprattutto che non sia ostile a Forza Italia. Un arbitro vero, insomma, su cui trovare la convergenza. Gianni Letta come segretario generale del prossimo presidente della Repubblica? Soltanto una battuta anche se è ovvio che a Berlusconi non dispiacerebbe affatto.

Sul percorso delle riforme, che include la scelta del dopo Napolitano, ci sono due mine. La prima: Verdini, l'uomo cinghia di trasmissione con il governo, è nelle mire degli anti-pattisti. Tra cui spicca il capogruppo alla Camera Renato Brunetta. Il quale ieri, nel suo quotidiano Mattinale , ha dedicato un pensiero caustico: «A sentire chi con Berlusconi parla spesso si descrive un Verdini che si muove per conto suo, pronto ad andarsene un minuto prima del disastro, accusando dello stesso tutti gli altri, magari alleandosi col nemico. Ma il Mattinale non ci crede...». Sarcasmo e tensioni che scuotono un partito nervoso.

L'altro motivo di nervosismo è legato a Fitto e i suoi che potrebbero muoversi in autonomia il giorno del voto sul Quirinale. Lo scrutinio non è palese e nel segreto dell'urna... Insomma, riuscirà Berlusconi a tenere il gruppo unito o in quella sede potrebbero arrivare delle sorprese? Dalla tregua armata, poi, ieri s'è ripassati alla guerra fredda. Il motivo è il pressing con cui Forza Italia ha chiesto a Fitto di candidarsi a governatore in Puglia. «Una trappola», è la lettura dei fittiani. Così lo stesso Fitto ha preso carta e penna e ribadito, nel suo blog, le ragioni del suo rifiuto: «La mia ricandidatura non c'è e non ci sarà». E poi torna a chiedere: primarie e basta subalternità ai Matteo (Renzi e Salvini). Scissioni? Escluse: «Non posso privarmi (e privarti) del piacere e della responsabilità di contribuire (ovviamente senza ruoli e senza nomine, ma attraverso l'iniziativa politica) al rilancio nazionale del centrodestra italiano, dopo gli errori di questi mesi, che rischiano di renderci irrilevanti». La risposta arriva da Toti: «Le prossime elezioni regionali chiamano tutti ad una grande assunzione di responsabilità: il miglior contributo che si può offrire a Fi in questo momento è mettersi in gioco in prima persona, senza riserve. Per questo, spiace dover constatare il rifiuto, l'ennesimo, difficile da comprendere».

Berlusconi non dà spazio alle polemiche interne e, telefonando al direttivo di Roma dell'Esercito di Silvio di Simone Furlan, ribadisce: «L'impresa è rivoluzionare Forza Italia per costruire il

berlusconismo dei prossimi vent'anni. E lo faremo a partire dal 15 febbraio, giorno che mi ridarà la possibilità di poter essere di nuovo in campo. E quando mi lasceranno libero mi sca-te-ne-rò. Preparate i kalashnikov».

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