Genovese ai domiciliari. Si disintossica in clinica

L'imprenditore, accusato di violenza, lascia il carcere. Userà il braccialetto elettronico

Genovese ai domiciliari. Si disintossica in clinica

Lascia il carcere, dopo quasi nove mesi, Alberto Genovese. L'imprenditore milanese è accusato di violenza sessuale su alcune ragazze che sarebbero state prima stordine con un mix di droghe. Genovese è uscito da San Vittore su decisione del gip Tommaso Perna e va agli arresti domiciliari in una clinica per disintossicarsi dalla dipendenza dalla cocaina. Porterà un braccialetto elettronico per scongiurarne la fuga.

La Procura di Milano ha di recente chiuso l'inchiesta, e chiederà il rinvio a giudizio, per due casi di stupro ai danni di altrettante giovanissime. Il gip ha ora accolto la richiesta di scarcerazione avanzata dalla difesa di Genovese, rappresentata dagli avvocati Luigi Isolabella e Davide Ferrari. Nei mesi scorsi analoghe istanze di domiciliari erano state respinte. Il 44nne sconterà gli arresti in una clinica privata specializzata nella diagnosi e cura dei disturbi psichiatrici e delle dipendenze. L'ex genio delle start up era stato arrestato lo scorso 6 novembre dalla Squadra mobile dopo le prime indagini partite dalla denuncia di una 18enne che aveva partecipato a una festa a Terrazza Sentimento, l'attico dell'uomo vista Duomo. Secondo il racconto della vittima e in gran parte anche secondo quanto è stato ripreso dalle telecamere di sorveglianza dell'appartamento di lusso, nella notte tra il 10 e l'11 ottobre la giovane è stata costretta a subire per quasi 24 ore violenze e sevizie, ridotta in stato di semi incoscienza dalle sostanze che Genovese le ha più volte somministrato. Per quell'episodio l'imprenditore è indagato per stupro, sequestro di persona, lesioni e detenzione e cessione di droga. Il procuratore aggiunto Letizia Mannella e i pm Rosaria Stagnaro e Paolo Filippini contestano all'uomo un'altra violenza ai danni di una 23enne che si sarebbe consumata nel luglio 2020 in una villa di Ibiza.

Dopo la richiesta di rinvio a giudizio della Procura, deciderà il gip e non è escluso che Genovese possa scegliere il rito abbreviato, che gli consentirebbe lo sconto di un terzo della pena e un processo a porte chiuse. Il Tribunale del riesame inoltre aveva accolto il ricorso della Procura su un sequestro per reati fiscali, bocciato dal gip, di 4,3 milioni di euro a carico dell'indagato. Pende ulteriore ricorso della difesa in Cassazione. Nell'ordinanza del gip Perna che, su parere favorevole della Procura, dà l'ok ai domiciliari «presso la comunità Crest di Cuveglio», vicino a Varese, per «proseguire il percorso di disintossicazione» iniziato in carcere, si legge che il 44enne «è in procinto di devolvere l'intero patrimonio in un trust». Farà in modo di separarsi «in termini oggettivi dalle proprie disponibilità e dal controllo delle stesse», garantendo «comunque il pagamento delle spese di giustizia» ed «eventuali risarcimenti dei danni» alle vittime. Nel lungo periodo in cella inoltre Genovese «ha tranciato i suoi legami con l'ambiente nell'ambito del quale si erano sviluppate le relazioni patologiche con le vittime».

Riguardo infine alla «potenziale pressione esercitabile dall'indagato sui testi» e sulle vittime, per il gip va «tenuto conto del fatto che non sono stati chiariti gli aspetti del tentativo di depistaggio effettuato nei confronti» della 18enne che avrebbe subito abusi a ottobre.

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