Cronache

Il Papa: "La gente paga per le banche salvate"

"Laudato sì", la prima enciclica interamente di Bergoglio (e senza latino) è una durissima sferzata al mondo

Il Papa: "La gente paga per le banche salvate"

Un duro attacco alle banche che si sono salvate sulla pelle della popolazione mondiale, e una sferzata a credenti e non credenti affinché si cambino stili di vita e modelli di sviluppo. Analizza, Papa Francesco, i temi più scottanti che minacciano il Pianeta e li snocciola uno a uno per denunciare che è il popolo ad aver pagato il salvataggio delle banche. E soprattutto per affermare che i poveri sono le principali vittime di aggressioni all'ambiente. È stata pubblicata ieri l'attesa Enciclica ecologica di Papa Francesco «Laudato sì». La prima scritta di suo pugno, dopo la «Lumen Fidei» composta a quattro mani con Benedetto XVI. Un testo che ha già sollevato critiche da parte dei conservatori americani, ideologicamente ostili alle politiche verdi. Un'Enciclica, spiega il pontefice, rivolta a credenti e non credenti e che vuole porsi in «dialogo con tutti».

Centonovantadue pagine, sei capitoli, due preghiere finali: la Lettera esce in otto lingue; per la prima volta non c'è il latino, mentre compare l'arabo nella prima diffusione e si attende anche in cinese.

Il passaggio più forte è l'attacco alle banche. «Il salvataggio ad ogni costo delle banche facendo pagare il prezzo alla popolazione senza la ferma decisione di rivedere e riformare l'intero sistema, riafferma un dominio assoluto della finanza che non ha futuro», scrive Bergoglio. C'è spazio anche per una denuncia delle armi nucleari. «La guerra causa sempre gravi danni all'ambiente e i rischi diventano enormi quando si pensa alle armi nucleari e a quelle biologiche». E ancora: l'acqua diritto fondamentale, il diritto alla proprietà privata che «non è intoccabile», e la necessità di una «conversione ecologica». E tante citazioni, tra le quali inevitabilmente San Francesco, i due predecessori Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, e ancora Bartolomeo I e Dante Alighieri.

ECONOMIA / "Il dominio totale della finanza non potrà che generare altre crisi"

Il Papa «scomunica» le banche. «Il salvataggio a ogni costo delle banche, facendo pagare il prezzo alla popolazione, senza la ferma decisione di rivedere e riformare l'intero sistema - scrive Bergoglio - riafferma un dominio assoluto della finanza che non ha futuro e che potrà solo generare nuove crisi dopo una lunga, costosa e apparente cura». La politica e l'economia devono essere «al servizio della vita umana». E ricordando la crisi, Bergoglio osserva: «Non si è imparata la lezione» e «con molta lentezza si impara quella del deterioramento ambientale». E pensare che la crisi «era l'occasione per sviluppare una nuova economia più attenta ai principi etici».

STILI DI VITA / "Cucinate solo ciò che mangiate e condividete i mezzi di trasporto"

Il Papa invita a cambiare gli stili di vita, di produzione e di consumo. Sono le cause umane, denuncia, a provocare il riscaldamento globale. Da qui un decalogo verde: «Evitare l'uso di materiale plastico o di carta, ridurre il consumo di acqua, differenziare i rifiuti, cucinare solo quanto ragionevolmente si potrà mangiare, trattare con cura gli altri esseri viventi, utilizzare il trasporto pubblico o condividere un medesimo veicolo tra varie persone». E ancora: piantare alberi e spegnere le luci inutili. Infine l'invito: «Riutilizzare qualcosa invece di disfarsene rapidamente, partendo da motivazioni profonde, può essere un atto di amore che esprime la nostra dignità».

L'ACQUA / "L'esaurimento di certe risorse crea lo scenario per nuove guerre"

Il controllo dell'acqua da parte di «grandi imprese mondiali» rischia di trasformarsi in una delle «principali fonti di conflitto di questo secolo»: il Papa mette in guardia dalla privatizzazione dell'acqua che è da considerarsi un «diritto umano essenziale, fondamentale e universale». «È prevedibile - afferma - che di fronte all'esaurimento di alcune risorse, si vada creando uno scenario favorevole per nuove guerre, mascherate con nobili rivendicazioni». Il Pontefice evidenzia uno squilibrio tra Nord e Sud: «La povertà di acqua pubblica si ha specialmente in Africa, dove grandi settori della popolazione non accedono all'acqua potabile sicura».

POVERI / "L'impatto dei cambiamenti climatici ricade sui Paesi in via di sviluppo"

I poveri sono le principali vittime delle aggressioni all'ambiente. La denuncia è contenuta in un passaggio dell'Enciclica di Papa Francesco, secondo cui «i cambiamenti climatici sono un problema globale con gravi implicazioni ambientali, sociali, economiche» ma «gli impatti più pesanti probabilmente ricadranno nei prossimi decenni sui Paesi in via di sviluppo». Per Bergoglio è forte il legame tra tutela del Creato e difesa dei più poveri. «Ci si prende cura del mondo e della qualità della vita dei più poveri, con un senso di solidarietà che è allo stesso tempo consapevolezza di abitare una casa comune che Dio ci ha affidato».

DECRESCITA / "Importante rallentare la marcia con condotte ispirate alla sobrietà"

Nessuno vuole tornare all'epoca delle caverne però «è indispensabile rallentare la marcia per guardare la realtà in un altro modo». Insomma, «occorre rallentare il passo e ritornare indietro prima che sia tardi». È l'esortazione del Papa secondo cui «è arrivata l'ora di accettare una certa decrescita in alcune parti del mondo procurando risorse perché si possa crescere in modo sano in altre parti». «Diceva Benedetto XVI - scrive il Pontefice - che è necessario che le società tecnologicamente avanzate siano disposte a favorire comportamenti caratterizzati dalla sobrietà, diminuendo il proprio consumo di energia e migliorando le condizioni del suo uso».

NATALITA' / "Sbagliato incolpare l'incremento demografico e non il consumismo"

Il Papa condanna «le pressioni internazionali sui Paesi in via di sviluppo che condizionano gli aiuti economici a (...) politiche di “salute riproduttiva”». «Invece di risolvere i problemi dei poveri (...) - ammonisce - alcuni si limitano a proporre una riduzione della natalità». Ma «incolpare l'incremento demografico e non il consumismo estremo e selettivo di alcuni è un modo per non affrontare i problemi.

Si pretende così di legittimare l'attuale modello distributivo, in cui una minoranza si crede in diritto di consumare in una proporzione che sarebbe impossibile generalizzare, perché il pianeta non potrebbe nemmeno contenere i rifiuti di un simile consumo».

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