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Gentiloni ha fretta di pagare i dimostranti del G8

La Farnesina offre un risarcimento individuale di 45mila euro per i fatti di Bolzaneto

Gentiloni ha fretta di pagare i dimostranti del G8

Roma L'Italia prova a stoppare il rischio di un'altra condanna per i fatti del G8 alla Corte europea per i diritti dell'uomo. Lo fa con una lettera spedita a dicembre al tribunale di Strasburgo e ora anche alle 31 vittime delle violenze nella caserma di Bolzaneto che hanno presentato il primo di due ricorsi (il secondo riguarda altri 32 manifestanti vittime a Genova nel 2001 degli abusi da parte delle forze dell'ordine) per violazione dell'articolo 3 della Convenzione europea dei Diritti dell'uomo, che proibisce la tortura.Nella missiva la Farnesina (competente per la sede estera della Corte europea) offre a nome dell'esecutivo una proposta di conciliazione amichevole: 45mila euro di risarcimento per danni morali a ognuno dei ricorrenti. La somma non è frutto del caso: è esattamente la stessa che ad aprile 2015 l'Italia è stata condannata a pagare dalla Corte europea ad Arnaldo Cestaro, oggi 76enne, pestato durante l'irruzione della polizia nella scuola Diaz di Genova nel luglio del 2001.La lettera ammette che nella caserma genovese furono commessi da parte delle forze dell'ordine «gravissimi e deplorabili» abusi, e ribadisce «la serietà e l'importanza degli episodi accaduti», proponendo però di risolvere la questione in via conciliativa. La parola passa ora ai 31 ricorrenti, che dovranno scegliere se accettare la conciliazione proposta dal governo italiano e incassare la cifra offerta o, invece, andare avanti con il ricorso davanti alla corte europea.Difficile, però, che l'Italia riesca a evitare una nuova condanna. Sul fronte dei ricorrenti, infatti, è improbabile che tutti i 31 firmatari decidano di ritirare il ricorso. Già dopo la sentenza Cestaro, infatti, il presidente emerito della Corte Costituzionale Valerio Onida - che rappresenta due delle vittime di Bolzaneto, Moritz Von Hungher e Anna Julia Kutschkau - in un'intervista a Repubblica spiegava: «Rifiuteremo qualsiasi transazione perché i nostri assistiti non vogliono solo un riconoscimento economico, ma giuridico e morale». Parole confermate ieri dall'altro avvocato delle due vittime, Riccardo Passeggi.Inoltre la prima condanna rimarcava la mancanza nella nostra legislazione del reato di tortura, un vuoto che non è stato colmato, e i ricorsi chiedono appunto di accertare se a Bolzaneto ci sia stata tortura o «trattamenti inumani e degradanti», e se a carico dei responsabili accertati vi sia stata una «punizione effettiva».

Nonostante il tentativo di chiudere la vicenda con una transazione, insomma, lo stato italiano rischia di accumulare nuove condanne.MMO

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