Germania, così frena il mito dell'autostrada a tutta velocità

Rivolta per il documento della commissione governativa «Contro l'inquinamento limite di 130 chilometri l'ora»

Germania, così frena il mito dell'autostrada a tutta velocità

Berlino Con la birra, le kartoffeln e il bacino carbonifero della Ruhr, le autostrade tedesche gratuite e senza limiti di velocità fanno parte dell'immaginario collettivo degli italiani quando pensano alla Germania. L'ultima miniera di carbone nell'antico cuore industriale d'Europa continentale ha invece chiuso poco prima dello scorso Natale, le autostrade dovrebbero diventare a pagamento, ma solo per gli stranieri, a partire dall'autunno del 2020 e, peggio ancora, la mannaia potrebbe cadere anche sulla velocità senza limiti. Lo hanno rivelato le agenzie di stampa tedesche anticipando i risultati dei lavori della Piattaforma nazionale sul futuro della mobilità (Npm). Voluta dal ministero federale dei Trasporti, la Npm dovrebbe occuparsi di sviluppare l'intermodalità, la mobilità e trasporti più sostenibili, senza dimenticare di salvaguardare la competitività dell'industria tedesca. Alcune delle misure arrivate fino al grande pubblico con almeno due mesi di anticipo sembrano invece concentrate solo sulla riduzione dell'inquinamento atmosferico: fra queste c'è appunto il limite a 130 km/h su tutta la rete autostradale (circa metà è oggi senza limiti), l'imposizione di nuove accise sui carburanti a partire dal 2023 (per arrivare a +52 centesimi nel 2030), e l'abolizione di ogni incentivo fiscale per l'acquisto di auto diesel.

Le proposte hanno fatto rizzare i capelli in testa ai rappresentanti dell'industria automobilistica, eppure se sono state discusse una ragione c'è. Alla recente conferenza di Katowice, in Polonia, sul cambiamento climatico, la ong ambientalista Climate Action Network ha assegnato alla Germania il «Fossil of the Day Award» a riconoscimento della pessima performance tedesca nel contenere le emissioni di CO2. Se la Repubblica federale bruciasse meno carbone che non estrae più ma importa forse non ci sarebbe bisogno di preoccuparsi delle marmitte delle Mercedes e delle Bmw lanciate a 180 km/h per esempio fra Brema e Hannover. Anche i trasporti, però, contribuiscono all'inquinamento, da cui la discussione in seno alla Npm. Frank Sitta, deputato del partito liberale (Fdp), tradizionalmente il più vicino agli industriali grandi e piccoli, ha ben interpretato il diffuso orrore per le proposte della piattaforma. Perché i tedeschi sono bravissimi a gestire i rifiuti, avanti nella produzione di energia eolica e solare, e convinti consumatori di cibo biologico, ma non gli toccate l'automobile. «Dopo i ridicoli divieti di circolazione ai mezzi diesel (adottati in alcune città a seguito di sentenze del giudice amministrativo, ndr), adesso vogliono i limiti di velocità, sovvenzioni pubbliche alle auto elettriche e tasse sui carburanti? La mobilità in Germania diventerà sempre più cara», ha affermato Sitta scandalizzato.

La Npm non è però un organismo politico e rappresenta interessi disparati, con rappresentanti del sindacato Ig Metall, dell'Automobil club tedesco (Adac), di Volkswagen, e dell'equivalente della Confindustria (Bdi), ma anche delle ferrovie (DB) e di associazioni ambientaliste come Nabu e BUND. Incredula davanti all'enorme reazione dei media alle proprie proposte, la stessa piattaforma ha fatto sapere che «non tutti gli strumenti e tutte le misure saranno adottate».

Memore che il 2019 è un anno elettorale, ci ha messo poi una pezza il ministro dei Trasporti, il bavarese Andreas Scheuer: «Le misure discusse vanno contro il buon senso: io respingo le proposte che provocano rabbia, fastidio, nuovi oneri o mettono in pericolo la nostra prosperità». Anche a questo giro l'industria dell'auto è salva.

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