Berlino - Non è facile prendere il testimone da un mostro sacro della politica economica tedesca. Olaf Scholz ci prova come può: senza dare strattoni ma correggendo la rotta di alcuni gradi. Quanto basta per dare l'idea di un nuovo corso, senza però esagerare. Scholz, sindaco di Amburgo dal 2011, è il politico socialdemocratico (Spd) al quale Angela Merkel affiderà il ministero delle Finanze guidato con pugno di ferro dal 2009 al 2017 da Wolfgang Schäuble. Affinché il passaggio di consegne vada in porto bisognerà aspettare una data molto attesa anche in Italia: il 4 marzo. Solo allora si saprà se la maggioranza dei 463mila iscritti alla Spd avrà dato luce verde a un nuovo governo di larghe intese. Scholz evidentemente ci conta e, in attesa di diventare il ministro più importante dopo la cancelliera, ha parlato di Germania ed Europa con lo Spiegel. Cinquantanove anni e un titolo di avvocato giuslavorista in tasca, il «primo borgomastro» di Amburgo ha dato innanzitutto un segnale di continuità. «I socialdemocratici vogliono finanze solide», ha detto al settimanale pubblicato nella sua città, assicurando che anche il suo partito si attesterà sulla linea dello «schwarze Null», ovvero dell'azzeramento del deficit ossessivamente ricercato e conseguito da Schäuble. «Ma con una politica economica di successo aumenta anche lo spazio di manovra per rafforzare la coesione sociale», ha poi chiarito Scholz.
Se il pareggio di bilancio non si tocca, o quasi, può invece cambiare la politica di Berlino nei confronti dell'Europa. «In primo luogo non sta a noi dire agli altri stati europei come gestirsi: in passato sono stati fatti molti errori», ha detto il ministro delle Finanze e vicecancelliere in pectore prendendo in questo caso le distanze da Schäuble. In tempi recenti, questi aveva dichiarato che se fosse stato per lui la Grecia sarebbe anche potuta franare fuori dalla zona euro. Ma se ieri Merkel ha convinto Schäeuble a fatica a dare una mano ad Atene, il prossimo governo della cancelliera si annuncia molto più solidale sui temi europei. Al punto che il patto di coalizione prevede non solo di dare pieno sostegno al piano del presidente francese Emmanuel Macron per rafforzare l'eurozona davanti alle tempeste finanziarie, ma arriva addirittura a concepire di impegnare i soldi dei contribuenti tedeschi per combattere la disoccupazione negli altri stati dell'Ue. «Vogliamo sviluppare iniziative come il Fondo europeo per gli investimenti strategici (Feis) e combattere la disoccupazione giovanile con maggiori finanziamenti comunitari», recita il contratto politico siglato il 7 febbraio dai moderati di Merkel e dai socialdemocratici di Martin Schulz. E Scholz, che della Spd è il numero due, ha sempre rappresentato l'anima più europeista del partito. Meno rigido di Schäuble in materia di conti pubblici, il sindaco di Amburgo non è neppure il capo del partito della spesa ma rappresenta l'anima pragmatica della Spd, sensibile sì ai temi della solidarietà ma anche quelli dell'efficienza della macchina produttiva tedesca guidata dalle sue imprese. Di recente ha messo in guardia da chi nel suo partito aveva proposto di ritoccare al rialzo l'imposta sulle società. «No a correzioni sconsiderate», aveva detto al settimanale dell'economia tedesca Wirtschaftswoche.
L'esperienza, infine, non gli manca: dal 2007 al 2009 è stato ministro del Lavoro nel primo governo Merkel, mentre cinque anni fa ha negoziato proprio con Schäuble il capitolo finanze del patto di (grande) coalizione siglato nel 2013.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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