Ma che succede in questo Paese? Con tutti i guai che ci sono, dalle banche che svuotano le tasche a ignari risparmiatori alle aziende che falliscono perché non riescono a incassare i loro crediti. Senza scordare le montagne di problemi che ci affliggono: disoccupazione, burocrazia, cattiva amministrazione, insicurezza e altro ancora. Eppure c'è chi, evidentemente, non è in grado di focalizzarli e per ottuso spirito di contestazione se la prende con tutto e con tutti. Come è accaduto in questi giorni a Trento, dove è in corso l'adunata nazionale degli Alpini. Prima dei sedicenti anarchici che hanno affisso striscioni offensivi («Alpini, una faccia di fiumi di vino, un cappello da lago di sangue»), poi una serie di atti vandalici contro il negozio che espone gli oggetti ufficiali dell'Adunata e contro i gazebo e gli stand adibiti alla manifestazione. Dulcis in fundo, gli attentati incendiari contro tre centraline elettriche, che hanno mandato in tilt il traffico dei treni in Trentino. E tutto questo a quale scopo? Nessuno. Gli Alpini non sono razzisti, non sono omofobi, non sono violenti, non si richiamano ad alcun partito politico. E allora perché? Se fossero veri anarchici attaccherebbero il potere e chi lo rappresenta, come storicamente hanno fatto, assassinando addirittura un re d'Italia. Ma gli Alpini non sono il potere e neppure lo rappresentano. Sono semplici uomini accomunati da uno spirito di corpo (parola poco gradita oggi) o più semplicemente sono una comunità coesa, che ha sempre dato lustro all'Italia, non solo in guerra ma anche e soprattutto in periodo di pace. Chi può dimenticare tutti i volontari dell'Ana, impegnati con la Protezione civile, sempre presenti quando una calamità naturale funesta la nostra terra? Eppure questo non conta per chi ha pochi neuroni funzionanti. Che cos'altro può dar fastidio di loro, la sfilata coi tricolori? E che cosa mai dovrebbero sventolare? Sono italiani, quella è la loro, la nostra bandiera. Oppure è poco gradito il loro senso della comunità? Be', in questo caso dovrebbero solo invidiarli. Magari noi italiani fossimo una comunità coesa e non divisa ancora da quella mentalità campanilistica trecentesca che continua a renderci deboli, vulnerabili e irrilevanti nel mondo. È questo che scatena la rabbia dei contestatori di professione? O dà loro anche fastidio che ogni tanto bevano del buon vino? Caspita, gli Alpini sono uomini come tutti gli altri.
Ma forse per militare fra gli anarchici bisogna essere astemi, non avere bandiera, non avere il senso della comunità e non essere disposti ad adoperarsi per il proprio Paese. E allora non ci resta che dire: scegliamo non una, ma mille volte gli Alpini.
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