Il giallo del telefono di Renzi e dei verbali sbianchettati

L'anomalia di un premier che usa un cellulare privato si intreccia con la stranezza di un'informativa Ros zeppa di omissis sul generale Adinolfi e la Cpl Il ruolo di Minniti e Naccarato. E spunta pure Poletti

D i che cosa parlava al telefono con il generale Gdf Michele Adinolfi il premier Matteo Renzi con la sua utenza intestata alla fondazione Open di Marco Carrai? Il Fatto , che ha rivelato chi paga per le telefonate del premier, insiste sull'anomalia del Renzi che chiacchiera sul «vecchio» telefonino della Fondazione invece di utilizzare quello «istituzionale» dell'Aisi, lasciando così «informazioni» sulle sue comunicazioni in mani «private» (quelle del presidente della Fondazione, Bianchi, e dello stesso Carrai) invece che in mani pubbliche.

Certo è anomalo anche che il presidente del Consiglio finisca intercettato, come il suo braccio destro di sempre Luca Lotti, ora sottosegretario. Come è noto quei brogliacci sono ora a Piazzale Clodio «in custodia» al procuratore capo Giuseppe Pignatone, e probabilmente l'unica traccia rimasta di quelle conversazioni agli atti dell'inchiesta ischitana affidata a Henry John Woodcock sono le tante pagine omissate in un'informativa del Ros dello scorso ottobre. Il documento dedica un intero capitolo ai rapporti tra Cpl Concordia e Adinolfi, che gli inquirenti sospettavano avesse avuto un ruolo nella bonifica da microspie della sede romana della Cpl, voluta dal capo relazioni esterne della coop, Franco Simone (arrestato lunedì scorso), dopo aver appreso delle indagini in corso. A svolgere il lavoro sarebbe stato un tenente colonnello «in quiescenza», Giuseppe Matteo Lopez, titolare della Sigint, una srl «che si occupa di attività di intelligence (in particolare apparati di contromisure elettroniche)». L'informativa annota come questo Lopez potrebbe «conoscere il citato generale Adinolfi». Che finisce dunque sotto intercettazione.

Delle sue parole, ne restano ben poche. Subito dopo cominciano gli omissis che nascondono tre quarti delle 41 pagine del capitolo dedicato al generale della Finanza (indagato per corruzione ma prossimo a uscire dall'inchiesta: la richiesta di archiviazione dei pm napoletani per Adinolfi è pendente da qualche settimana). Cosa ci sia in quelle pagine omissate lo sanno gli uomini del Ros e i pm napoletani: al bianchetto «sfuggono» solo due mezze righe, una in cui Adinolfi accenna a «un pacchetto» pronto «a fine dicembre», un'altra dove si cita il «portavoce del ministro della Difesa». Renzi, invece, nell'ordinanza spunta de relato quando Simone parla con Daniele Lambertucci, «collaboratore del prefetto di Modena», dell'onorificenza che la Cpl vuole far avere al suo presidente Roberto Casari (arrestato lunedì). «Ho scritto e ho parlato col capo della segreteria di Poletti - spiega - che però è stato incasinato tra Germania e Parigi con Renzi, quindi non mi ha ancora risposto, nel frattempo ho incrociato la responsabile dell'ufficio onorificenze di Palazzo Chigi e mi diceva comunque per non perdere l'anno di proporlo come Grande Ufficiale o Commendatore».

Quanto al coinvolgimento con Cpl della Fondazione Icsa creata da Marco Minniti, a marzo 2014 Simone chiama il senatore Paolo Naccarato (Gal), che dell'Icsa era stato segretario. Simone è poco convinto a investire 20mila euro della coop (sembra che 20mila la Cpl li abbia già pagati a Icsa nel 2013), su insistenza di qualcuno che i pm omissano, e sul quale Simone chiede a Naccarato: «Che pesce è?».

Naccarato dice che non lo vede «da molto tempo», spiega che la fondazione è «nata a casa Cossiga tra Cossiga, Minniti e me», ma che sia lui che Minniti, ricevuti incarichi di governo, «l'abbiamo abbandonata». Simone è perplesso: «Questi 20mila euro mica sono bruscolini (...) ci chiede l'anticipazione se noi abbiamo pagato l'anno scorso ad agosto, siamo in difficoltà, boh, va beh». E il «pesce», allora, chi è?

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