Giancarlo Giorgetti è l'anima concreta della maggioranza di governo, quello che guarda la realtà con lenti non offuscate dalle tentazioni elettorali. Non parla alla pancia della gente e cerca di portare equilibrio nell'azione di Palazzo Chigi. È il classico sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e un numero due perfetto per Matteo Salvini. È lui che ha anche i rapporti migliori con il ministro dell'Economia Tria e spesso si ritrova a fare da sponda con il Quirinale. Ieri era a Varenna, in provincia di Lecco, per il sessantaquattresimo Convegno di studi amministrativi, e di fatto ha chiarito non si può fare tutto quello che è stato promesso in campagna elettorale. Non tutto subito, perlomeno. «Non è - dice - un problema di decimali in più o in meno. Tutti parlano di indebitamento, ma ci deve essere un Pil in grado di ripagare questo debito. Dobbiamo in modo serio e credibile mettere in piedi una politica economica che rilanci lo sviluppo di questo Paese. Se si fa il pareggio di bilancio ma siamo morti nessun debito può essere ripagato». La novità è che tiene conto anche dei vincoli che arrivano dall'Europa. Non si può far finta che non esista. «Non possiamo trascurare i vincoli e gli impegni che ci vengono dall'Europa per non esporre la finanza pubblica ad altri rischi. Da qui la necessità di utilizzare al meglio tutte le risorse già disponibili».
Il senso è che lentamente la Lega comincia a prendere le distanze dai Cinque Stelle e si avvicina al pragmatismo di Tria. Non fa proclami, ma difende la roccaforte del ministero economico dagli attacchi grillini. Questo accade perché oggi il Carroccio sente la fiducia degli elettori. Gli ultimi sondaggi Ixè confermano il trend di crescita della Lega, che ormai ha superato i Cinque Stelle e allarga sempre di più il distacco.
I grillini rispetto alle elezioni hanno perso il 10 per cento dei voti, in gran parte finiti proprio al partito di Salvini. Il rischio semmai è che adesso salti l'equilibrio di forze che tiene in piedi il governo. Sarà Salvini a scegliere quando andare al voto.
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