Giornalisti, comici e rapper in campo: tutti a difesa della "cultura" esentasse

Da Bisio a Fedez, i vip adesso pensano a una raccolta fondi

Giornalisti, comici e rapper in campo: tutti a difesa della "cultura" esentasse
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Uniti, compatti. Un'armata Brancaleone di i vip (sinistri) difende il centro sociale Leoncavallo dopo lo sgombero. Una levata di scudi contro un governo repressivo e cattivo, a loro dire. Un governo che avrebbe dovuto legittimare un simbolo della città di Milano. Un modello, un posto di cultura. Peccato, però, che il modello sia sbagliato. Per non parlare, poi, della cultura. Sicuramente quella dell'illegalità. A quanto pare ai compagni non va proprio giù che lo Stato abbia fatto lo Stato. Ripristinando la legalità. Il comico e attore Claudio Bisio, per esempio, si è fatto prendere dalla nostalgia e, forse, dando poco peso alle parole ha commentato così lo sfratto ricordando i tempi belli: "Una prova di forza, con tutti quei poliziotti. Fa ridere e fa piangere". Sicuramente fa rabbia a molti che i collettivi rossi in cinquant'anni abbiano potuto agire nell'illegalità, indisturbati, con l'appoggio di certa politica. Per Claudio Bisio non è così, a Leoncavallo si faceva cultura. A spese nostre, però. "Le vie dell'arte sono infinite, e se c'è gente civile che fa cose belle, spontaneamente, perché tarpargli le ali? Il Leoncavallo è sempre stato una factory, ha ospitato artisti, organizzato eventi, prodotto cose belle" ha ricordato il comico. Tutto a nero, senza uno scontrino o una fattura. Facile così produrre cultura. E come la mettiamo con i caschi e i manganelli ritrovati dentro il fabbricato occupato? "Se ci sono stati accenni di violenza, è sempre successo per gli sgomberi" ha detto Claudio Bisio, giustificando i militanti rossi che in quel covo, per anni, hanno organizzato non solo concerti, ma anche manifestazioni e proteste. A schierarsi in favore del centro sociale e dei suoi occupanti anche Federico Lucia, in arte Fedez. Il rapper borghese dalla sua splendida villa in Costa Smeralda, tra una gita in yacht e un tuffo in piscina, ha avuto modo di commentare la notizia. A corredo di una foto ha scritto sui social: "L'involucro splendente di una città che è stata svuotata di tutto. Anche della sua stessa identità". Anche Emis Killa, in vacanza in Sardegna con l'amico Fedez, ha espresso solidarietà ai compagni rossi ricordando che un pezzo della sua storia "muore con lo sgombero del Leoncavallo". "Tantissimi ragazzi come me hanno forgiato la loro personalità artistica nei centri sociali, il Leo su tutti". Ha detto il rapper aggiungendo che il Leoncavallo "ha significato aggregazione, arte, rispetto per il prossimo". Nonostante lo stabile sia stato occupato. Il rapper, sicuramente ignaro delle nuove leggi legate al decreto sicurezza ha aggiunto: "Se ti occupano casa non puoi farci un ca**o ma lo Stato può fare questo con un luogo icona per Milano da oltre trent'anni. Non capirò mai la giustizia italiana". Anche Michele Serra, dalle colonne di Repubblica, spacciandosi per un militante (schifando la borghesia) ha difeso il Leoncavallo, definendolo "un'opportunità" per Milano. Poi, ha avuto spazio per tacciare di fascismo chi ha festeggiato per lo sgombero, ricordando che anche CasaPound agisce nell'illegalità. "Presto anche lì verrà ripristinata", ha assicurato il ministro Piantedosi. Chissà se l'armata Brancaleone dei vip nostrani riuscirà a conquistare (occupandolo) un altro stabile per fare "cultura".

Dell'illegalità, si intende. Un fatto è certo: sul sito stanno già raccogliendo dei soldi da destinare alla "resistenza", magari potrebbero usarli per pagare l'affitto di un palazzo. Come fanno le persone oneste. Come prevede la legge.

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