Il giorno dello smascheramento

Giù la maschera! Il giorno è oggi. Potremo non indossare più quel pezzo di stoffa o di garza che da mesi ci travisa

Il giorno dello smascheramento

Giù la maschera!

Il giorno è oggi. Potremo non indossare più quel pezzo di stoffa o di garza che da mesi ci travisa, nascondendo ammiccamenti, sbadigli, carie, rossetti; e poi nasoni, nasini, aquilini, alla greca, all'insù; e baffi, barbe, nei, menti e sorrisi entrambi sfuggenti.

Smascheriamoci. Sarà sexy. Sarà divertente. Sarà osceno. Sarà liberatorio. Anche se poi, diciamocelo: in quanti rispettavano fino a ieri ancora la prescrizione di indossare il dispositivo di protezione? All'aperto, secondo un conteggio spannometrico da me fatto spiando le persone a un angolo di una strada milanese (l'ho fatto davvero), diciamo un cinquanta per cento. Il resto: un quaranta di «collisti» (quelli che la tengono abbassata) e un dieci di gnorri. Avanguardia di quello che accadrà oggi. E sì: la mascherina continuerà a essere richiesta al chiuso, nei supermercati, nei negozi, sulla metropolitana, nei bar prima e dopo il cappuccino, nelle palestre prima e dopo il tapis roulant. Ma fuori, fuori saremo liberi e belli. Più la prima che la seconda cosa, ma questa è un'altra cosa.

Che poi siamo certi che qualcuno oggi, per strada, continuerà a girare bardato come un turista coreano nel 2019 (ricordate? C'è stato un prima!) nascondendo naso e bocca. Saranno forse gli ipocondriaci, i distratti, gli abitudinari, i disinformati, i più realisti del re, con un tratto di evidenziatore per la categoria più interessante: quelli che in fondo nelle regole ci sguazzano perché la libertà è faticosa. Sono gli stessi che esitano a prendere un treno e ad andare al cinema malgrado ora si possa, che quando guardano un film a.C. (avanti Covid) sobbalzano se vedono due che si abbracciano per strada, che un po' di nostalgia per quando si stava chiusi a casa ce l'hanno perché alla fine era un alibi bellissimo all'inadeguatezza di vivere; e c'è davvero chi pensa sempre che si stava meglio quando si stava peggio, di qualunque peggio si tratti. Si abitueranno anche loro (forse) a rivedere l'altra metà del volto degli estranei. Ma io oggi li guarderò con un misto di ammirazione e compassione.

Giù la maschera, è lunedì. Il giorno delle nuove normalità. Il più feriale dei giorni, il più ferale del giorni. Oggi ci porta un'altra porzione di sovranità personale. Non dovremo più fumare o smangiucchiare un toast per guadagnarci il diritto di respirare. Certo, dovremo continuare a tenere la mascherina in saccoccia, per quando dovessimo entrare dal panettiere o salire sul tram. Ci saranno più straccetti spiegazzati in faccia. Ma vuoi mettere?

Ricordo il 21 febbraio 2020, quando venni incaricato di andare nella Codogno in cui era stato appena scoperto il primo caso di Covid made in Italy. Una collega mi disse mentre andavo via: «Mettiti una mascherina!».

La biasimai come una fissata, ma poi mi disposi a seguire il suo consiglio. La comprai in farmacia, la indossai, celebrai l'evento con un selfie, perché trovai la cosa esotica. La verità è che la prima mascherina non si scorda mai. Per l'ultima, vedremo.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica