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Il giorno della lady di ferro che spaventa Donald. Così Nancy ha saputo aspettare il suo momento

La speaker italo-americana è il volto dell'opposizione e ora passa all'incasso

Il giorno della lady di ferro che spaventa Donald. Così Nancy ha saputo aspettare il suo momento

Che disdetta per il «presidente bullo» aver trovato questa «tosta ragazza italo-americana» sulla sua strada. Fosse stata un uomo Nancy Pelosi, Donald Trump avrebbe usato la sua tattica preferita: attaccare per demascolinizzare. Ci ha provato comunque, affibbiandole un soprannome come fa con tutti i suoi avversari, «Nervous Nancy». E invece niente da fare signor presidente perché, come ha scritto sul New York Times Maureen Dowd, puntuta narratrice della politica, «Nancy è tutto tranne che nervosa». Lo ha rimesso al suo posto lei stessa ricordandogli contro chi si era messo: «Sono madre di cinque figli e nonna di nove, conosco i capricci, quando ne vedo uno». La chiamano la Thatcher liberal.

Da quando le loro strade si sono incrociate non sono andati d'accordo praticamente su nulla. Il muro per gli immigrati, le politiche sulla sanità, la difesa dell'istruzione pubblica. Eppure sull'impeachment Nancy ha continuato a dire no fino all'ultimo, in difesa di quella «sottile linea blu» che demarca e protegge i moderati dem dagli scossoni della sinistra. Temeva gli effetti di un atto così grave, li teme ancora oggi quando poco prima di entrare in aula raccomanda a tutti i suoi di non gongolare, o mostrare soddisfazione, durante i lavori. Vuole che gli americani vedano come i democratici prendano sul serio l'impeachment, e non lo considerino un modo per rimuovere il presidente. «Se non lo fermiamo rischiamo un presidente-re». Trump, intanto non può far altro che twittare le peggiori frasi che gli vengono a tiro: «Passerà alla storia come peggior speaker della Camera dei Rappresentanti».

Si vedrà. Intanto il pallino lo ha lei, prima donna e prima italoamericana presidente della Camera dei rappresentanti. Una famiglia numerosa e molto cattolica che arriva dal Molise e dall'Abruzzo. Cresce con la politica in salotto, risponde e smista le telefonate del suo ispiratore fin da bambina, il papà, Big Tommy, democratico da sempre che arriva fino alla Camera dei rappresentanti alle elezioni del 1938 con Franklin Delano Roosevelt presidente e ci rimane fino al 1947, quando diventa sindaco della sua città, Baltimora, Maryland. È qui che nasce Nancy, nel 1940. La sua prima campagna elettorale la fa all'età di sette anni, sgambettando dietro al padre. Nel 1961, Big Tommy presenta la sua ragazze a John Fitzgerald Kennedy il giorno del suo giuramento lei e la mamma avevano fatto campagna elettorale per lui.

Entusiasmo e voglia di emulazione la fanno diventare grande anche se all'inizio il suo sogno era quello di fare il prete. Studia in un collegio cattolicissimo e poi l'università a Washington dove conosce Paul, il marito. Cinque figli in sei anni, una razionale e solida divisione dei ruoli: lei sta a casa e lui fa i soldi. 25 milioni di dollari di reddito. Nancy attende paziente il suo momento, aspetta fino a 47 anni. La terza carica del Paese più potente del mondo, il volto dell'opposizione del presidente, non ha fretta di arrivare perché intanto organizza e fa rete. È femminile, sempre circondata da figli e nipoti, «ma sembra spensieratamente libera dall'insicurezza legata al suo gender» la esalta il New York Times. «Non dovremmo fare l'impeachment per motivi politici ma non dovremmo evitare l'impeachment per motivi politici» aveva detto alla vigilia della sua elezione.

Una dichiarazione di guerra così perfidamente femminile.

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