Il Giubileo ai tempi dell'Isis «La sicurezza ci fa paura»

Il prefetto Gabrielli lancia l'allarme: «Non ci sentiamo tranquilli» Monsignor Galatino: «Se vogliono colpire possono farlo anche ora»

Roma Non è una bella definizione, quella di Franco Gabrielli, che parla del «primo Giubileo ai tempi dell'Isis». E infatti, il prefetto di Roma confessa di essere più preoccupato per la sicurezza della capitale che per l'accoglienza dei pellegrini.

«Non possiamo dire che siamo tranquilli come anni fa, sarebbe una bugia», confessa. Quanto alla folla di pellegrini attesi, è il secondo problema e Gabrielli non vede rosa neppure questo. «Leggo di previsioni di 30 milioni di persone. Ma dove? Ma quando? Ci saranno 30 mila pellegrini in una città dove si muovono 4 milioni di abitanti e dove uno dei principali problemi è la mobilità».

Il Giubileo della Misericordia si aprirà nella capitale l'8 dicembre e il sedicente Stato islamico ha già minacciato più volte di colpire l'Italia. A ricordarlo è Gabrielli, già direttore del Sisde e dell'Aisi, servizi di intelligence italiani, e questo la dice lunga sul livello di allerta. Oltre che sul fatto che il prefetto non ha troppa dimestichezza con la prudenza del linguaggio politico.

A smorzare il messaggio, cercando di tranquillizzare, ci pensa monsignor Nunzio Galantino. «Io mi fido della sicurezza vaticana - assicura il segretario generale della Cei - e mi fido di Gabrielli. Spero che questa preoccupazione si trasformi in prevenzione. E in ogni caso ritengo che l'Isis non abbia bisogno di aspettare il Giubileo per far sentire la propria voce».

Ospite in tv di Lucia Annunziata a in Mezz'ora , il capo dei vescovi aggiunge: «Dire che l'Isis non faccia paura è un'affermazione grossa, ed è certo che rappresenti un pericolo forte. Ma non ci dimentichiamo che ogni domenica Piazza San Pietro è piena di gente... Io non sono il capo della sicurezza vaticana, ma mi fido. Così come mi fido di Gabrielli».

Al Copasir il direttore del Dis Giampiero Massolo ha spiegato tempo fa che gli 007 non hanno segnali di «progettualità specifiche» di possibili attentati, anche se l'attenzione è massima e il monitoraggio costante. Per garantire la sicurezza dell'Anno Santo, intelligence e forze di polizia riproporranno il modello Expo. A Roma arriveranno anche 1.500 militari per rafforzare i presidi agli obiettivi sensibili. I primi mille, secondo l'ultima bozza della legge di Stabilità, dal primo gennaio al 30 novembre 2016, gli altri fino al 30 giugno, per una spesa prevista di 22 milioni.

La città di Roma e il Vaticano saranno naturalmente gli obiettivi più sorvegliati, secondo il direttore dell'Aisi Arturo Esposito, ma non si farà l'errore di trascurarei gli altri luoghi di culto in Italia. Continua anche il monitoraggio costante dei circa 80 foreign fighters (6 italiani, altri 6 con doppio passaporto), e della propaganda via web.

Le parole di Gabrielli scuotono il mondo politico e a tutti tornano in mente le immagini della distruzione del sito archeologico più importante della Siria.

«Vogliamo che l'Isis riduca piazza San Pietro come Palmira? - chiede preoccupata Daniela Santanchè di Fi- Il prefetto Gabrielli è rimasto l'unico baluardo di verità in questo Paese per quanto concerne il tema della sicurezza: affermare chiaramente che non possiamo dirci tranquilli per il Giubileo, che prenderà il via a breve è la prova evidente che l'azione della nostra intelligence ha fallito.

Mi auguro che alla luce delle sue parole qualcuno si renda conto che non possiamo scherzare con il fuoco».

Anche Antonio De Poli dell'Udc e Ignazio Abrignani di Ala evocano Palmira. Ambedue raccomandano di «potenziare le politiche di prevenzione della nostra intelligence», per «evitare uno scenario simile».

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